"Lo spread è una bufala". Lo ha detto Silvio Berlusconi ribadendo il suo punto di vista su uno dei cavalli di battaglia di chi nel 2011 chiese le sue dimissioni da premier. "Prima la guerra si faceva con gli eserciti mentre ora si fa con la finanza. C’è una lontananza forte tra lo spread e l’economia, perché lo spread riguarda una fascia ristretta del comparto finanziario. Quindi no, non mi preoccupo, noi avevamo a 570 punti lo spread e tutti i conti in ordine".
Proprio le vicende del 2011 sono state al centro del discorso del Cavaliere a Omnibus: "Dopo il discorso ad Onna il 25 aprile del 2009 i sondaggi che mi riguardavano andarono al 75,3 per cento, questo provocò orrore in certi parti. Nell’opposizione si riunirono, ho dati che verranno fuori, e dissero:questo non ce lo togliamo più dalle scatole, vincerà anche le prossime elezioni e cominciò il delendum Berlusconi. E si arrivò al colpo di Stato nel 2011", ha ricordato parlando del complotto contro di lui, "Parlo di colpo di Stato quando un governo eletto dai cittadini viene sostituito senza passare dalle urne. Io all’epoca non avevo le prove, ora le ho". In ogni caso per Giorgio Napolitano l'ex premier ha detto di non poter chiedere l'impeachment. "Lasciamo il giudizio alla storia", ha detto, sostenendo di averlo rieletto perché "le alternative erano pessime, sarebbero stati degli assoluti nemici". "E poi non avevamo prove del colpo di Stato", ha aggiunto.
Poi l'attacco a Matteo Renzi e al suo esecutivo: "È un governo largamente inadeguato e quando qualcuno lo ha definito di dilettanti allo sbaraglio ho convenuto". E quello a Beppe Grillo: "Se prevalesse il M5S bisognerebbe pensare bene al dopo. Grillo parla a quegli italiani moderati che non si sono rassegnati. È grave cadere nell’errore di credere che il M5S possa migliorare la situazione: Grillo parla solo di distruzione". "Devo chiedere una cosa: a chi scegliereste di affidare i risparmi?", ha concluso Berlusconi, "A chi ha fatto solo politica come Renzi, a Grillo che faceva ridere e ora fa paura o a Berlusconi che ha una storia di imprenditore e che da uomo di Stato ha governato per nove anni senza mai aumentare le tasse? Lascio a voi la risposta".
Sulle Europee il leader di Forza Italia smentisce contrasti con Jean Claude Juncker, candidato alla presidenza della Commissione Ue per il Ppe a cui aderisce il partito di Berlusconi. "Ho delle perplessità personali", afferma il Cavaliere, che sul tema immigrazione assicura: "Se fossi stato premier me ne sarei andato a Bruxelles e non sarei venuto via fin quando non avessi ottenuto che l’Europa considerasse la Sicilia confine meridionale dell’Europa, aggiungesse sue navi alle nostre navi per l’opera di salvamento, partecipasse alle nostre spese, che attribuisse Paese per Paese una quota di questi immigrati, che con la sua autorevolezza cercasse di convincere i Paesi africani del Mediterraneo a non far partire immigrati, come io ero riuscito a fare da solo nei confronti della Libia, dell’Egitto e dell’Algeria". Sulla Libia, in particolare, ha aggiunto: "Gheddafi ormai era addomesticato.
Aveva trasformato quella che era diventata la giornata della vendetta contro l'Italia in giornata dell'amicizia e fermava tutti gli africani che volevano venire da noi, ma è stato fatto fuori. Mi volevo dimettere per quanto consideravo assurda a decisione di un attacco contro di lui".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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