RomaL'Europa all'attacco di Berlusconi? Berlusconi va all'attacco dell'Europa. Al Cavaliere, influenzato ad Arcore, non ha fatto piacere l'uscita del commissario Ue, Olli Rehn, che ha sparato sul suo governo. Concorda che la principale risposta la debba dare l'ex ministro Brunetta che, su internet, smaschera la malafede dell'euroburocrate e poi fa partire l'offensiva. Ai suoi fedelissimi chiede «un'azione forte contro questa Europa e queste persone che parlano a titolo personale». Il Cavaliere chiede di incontrare venerdì prossimo tutti i suoi europarlamentari e in quella occasione dirà loro di «chiedere una commissione d'inchiesta sulle ultime dichiarazioni di Rehn». Nessun timore reverenziale nei confronti della Ue: «L'Europa è troppo tedesca, così non va», dice a chi lo sente. E così risponde a chi gli domanda quanto convenga andare a un muro contro muro con Bruxelles: «L'Europa è indistinta, non piace: occorre ristabilire la verità dei fatti, anche a costo di uno scontro. In ogni caso, questo non avrà alcun effetto sulla campagna elettorale, anzi».
D'altronde non è un mistero che Bruxelles faccia il tifo per Monti. E la stessa cosa vale per la Merkel, citata proprio ieri da Berlusconi. Una citazione che è una graffiata sia alla cancelliera di ferro, sia al premier che della Merkel s'è dimostrato succube: «Per governare ho chiesto e ottenuto il consenso degli italiani, non quello della signora Merkel - dice l'ex premier in un'intervista - E se incontrassi ancora la Merkel da presidente del Consiglio o da ministro non avrò bisogno di spiegarle, perché lo sa già, che la musica è cambiata rispetto al governo Monti». Tradotto: se vinco non avrai poco più di un mero esecutore dei tuoi voleri ma una persona che, in nome degli interessi nazionali, ti dirà di no. Tuttavia, precisa Berlusconi, «i rapporti personali tra me e la signora Merkel, come quelli con tutti gli altri leader, sono ottimi».
Ma non c'è soltanto Berlino nel mirino del Cavaliere. Anche Bruxelles, questa Bruxelles, così non va. «Diciamo sì a un Europa diversa, sì a un'Europa dei cittadini, con sovranità politica, economica e monetaria. Cedere la sovranità agli Stati Uniti d'Europa, a un'Europa dei popoli eletta dai cittadini sarebbe ben diverso che cederla ai burocrati di Bruxelles».
Il Cavaliere spiega il senso del suo europeismo e mette i puntini sulle «i» riguardo al cappio dei conti in ordine, imposti dalla Ue: «Il pareggio di bilancio anticipato, nel momento in cui firmai il documento, era l'unica scelta possibile. «Ma - aggiunge - c'erano tre modi per perseguire quell'obiettivo: rilanciare la crescita, tagliare le spese, aumentare le tasse. Noi avremmo utilizzato i primi due, Monti ha usato il terzo, le tasse». Quindi l'affondo a Monti: «Per spremere i contribuenti non c'è bisogno della Bocconi, uno studente di ragioneria saprebbe farlo benissimo».
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