Tiene il freno a mano tirato, il Cavaliere. E pur consapevole che il tentativo di Bersani è quello di sacrificare la testa dell'ex premier all'altare del M5S e di un governo qualunque sia, si guarda bene dall'affondare i colpi. La tentazione dello strappo c'è, soprattutto dopo che nelle ultime settimane il segretario del Pd non ha fatto altro che ribadire la conventio ad excludendum nei confronti di Berlusconi. «Manco fossi un appestato», si è sfogato il Cavaliere in privato qualche giorno fa.
Il momento, però, impone prudenza. Perché potrebbe non aver torto chi ripete all'ex premier che «dopo Pasqua Bersani e il Pd cadranno sul piatto come pere mature». Che verrà sconfitta, insomma, la linea di chi sostiene la pregiudiziale Berlusconi e si aprirà la strada a un esecutivo di larghe intese. Una partita che s'intreccia con l'elezione del presidente della Repubblica in programma dal 15 aprile, visto che è lì che Berlusconi vuole avere voce in capitolo.
Cautela, dunque. La stessa che ha dettato la linea degli ultimi giorni. Con il Cavaliere che prima salda l'asse con la Lega e poi interviene al Tg2 e al Tg5 per provare a stringere Bersani all'angolo. È infatti Maroni nel tardo pomeriggio a dire chiaro che Pdl e Lega valuteranno «d'intesa» le proposte del segretario Pd per poi decidere «una posizione comune». Inutile, insomma, che Bersani s'illuda che il Carroccio possa dargli i suoi voti al Senato rompendo con il Cavaliere. Che va in deciso pressing sul leader del Pd. «Senza di noi - dice l'ex premier - nessuna maggioranza è possibile. Bersani ne deve prendere atto. Ci sono tre forze di pari entità ma una di queste si è sfilata rifiutandosi di sostenere il governo guidato da lui. La responsabilità incombe sulle altre due forze politiche».
La disponibilità del Cavaliere, peraltro, c'è tutta. Perché, spiega, «c'è bisogno di un governo stabile e operativo che affronti la situazione economica per proporre la fine della recessione e far partire la fase di crescita». Eppoi, aggiunge, «molti dei punti presentati da Bersani si sovrappongono a molti provvedimenti che abbiamo già preparato, in forma di decreti legge, per aiutare l'economia». Una decisa mano tesa, insomma. Anche perché - è il senso dei ragionamenti di Berlusconi - se davvero si dovesse tornare alle urne deve essere chiaro a tutti da che parte stanno le responsabilità, che la colpa è di chi ha inseguito per un mese il M5S invece di accettare la disponibilità del Pdl. «Se Bersani insistesse su una strada sbagliata - dice l'ex presidente del Consiglio - sarebbe un danno grave per l'Italia. Non avremmo un governo ma un salto nel buio».
Una posizione, quella di Berlusconi, che per molti versi rende più impervia la strada di Bersani. Che da un mese a questa parte va ripetendo di non essere disponibile a un governo con il Pdl e che a questo punto farebbe fatica, anche volendo, a ritrattare. Ecco perché la sensazione è che a Palazzo Grazioli si guardi già a un eventuale secondo mandato esplorativo, a quel punto con le larghe intese davvero sul tavolo. Questo però non significa che quando Bersani consulterà la delegazione del Pdl non la troverà disponibile a sostenere un governo guidato dal segretario del Pd.
Ovviamente a determinate condizioni e a patto di avere un ruolo nella partita del Quirinale. I nomi graditi al Cavaliere sono noti, da Gianni Letta ad Amato. Come pure non dispiacerebbe una riconferma di Napolitano.
Non è un caso che ieri Berlusconi abbia avuto parole di apprezzamento per il presidente della Repubblica: «Abbiamo fiducia nella saggezza del capo dello Stato che con l'incarico a Bersani ha agito nel rispetto scrupoloso della Costituzione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.