Neanche il tempo per l'ennesima resurrezione politica di Silvio Berlusconi di materializzarsi sulle prime pagine dei giornali, ed ecco che - un po' come i memento mori che sui carri del trionfo venivano sussurrati all'orecchio dei generali romani - dal palazzo di giustizia di Milano ricordano al Cavaliere che, Renzi o non Renzi, a decidere il suo destino non saranno le tortuose piste della politica ma quelle ineluttabili della giustizia. Perché per i giudici il destino di Berlusconi è segnato. Questo destino dice che tra ottanta giorni, il 10 aprile scatterà per lui l'affidamento ai servizi sociali per scontare la condanna per frode, e smetterà di essere un uomo libero. E lo stesso destino dice che già in queste ore sullo stesso Berlusconi che sabato scorso saliva con baldanza le scale della sede del Pd si potrebbe abbattere il colpo di maglio di una nuova inchiesta giudiziaria. Potenzialmente, la più devastante delle inchieste aperte a suo carico in questi anni: perché l'accusa è grave, corruzione in atti giudiziari, e soprattutto perché lo coglierà per la prima volta privo dello scudo dell'immunità parlamentare. Non basta essere un leader politico per essere al riparo delle manette: serve il tesserino da senatore. E quel tesserino Berlusconi non ce l'ha più.
La tegola che sta per piovere su Berlusconi ha un nome in codice preciso: «Ruby ter», l'inchiesta scaturita dai due processi sulle allegre serate di Arcore. Per quelle serate, Berlusconi è già stato condannato in primo grado a sette anni di carcere. Ma i giudici che hanno condannato anche Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti hanno chiesto alla Procura di incriminare nuovamente il Cavaliere, accusandolo di avere comprato con quattrini, vantaggi e speranze le ragazze di via Olgettina e gli altri testimoni venuti in aula a mentire per proteggerlo.
Che la Procura dovesse raccogliere l'assist dei giudici e incriminare Berlusconi era inevitabile. Ma i tempi della nuova inchiesta si sono rallentati, e adesso la conseguenza è che l'annuncio ufficiale rischia di esplodere proprio a ridosso dell'accordo Renzi-Berlusconi sulla riforma elettorale, scatenando sulla Procura milanese inevitabili accuse di mettersi di mezzo alla vita politica del paese. Edmondo Bruti Liberati, capo della procura milanese, in un primo tempo aveva promesso che la nuova inchiesta sarebbe partita entro Natale, ma poi è slittato tutto; si diceva che l'annuncio sarebbe arrivato la settimana scorsa, e invece non se n'è fatto niente. Ora tutto è pronto.
Già stamattina, dalla mail di Bruti potrebbe partire il comunicato che annuncia ufficialmente il nuovo guaio in arrivo tra capo e collo al Cavaliere. Bruti, che conosce bene i meccanismi della politica, sa bene che scoppierà il finimondo. Ma vie d'uscita soft, a questo punto, non ce ne sono più.
Dovrebbe trattarsi di un annuncio stringato, senza nomi e senza reati. Ma basterà dire che è stata aperta l'inchiesta nata dagli atti del processo Ruby 2 per capire che la tempesta è arrivata. E se il fascicolo venisse assegnato al pool di Ilda Boccassini - come la dottoressa ha chiesto ripetutamente in queste settimane, indicando nel proprio sostituto Paolo Storari l'uomo adatto a gestire il caso - significherebbe che la procura di Milano ha imboccato la linea dura; della quale potrebbe fare parte a pieno titolo anche la possibilità di chiedere l'arresto di Berlusconi per il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. E quale giudice avrebbe il coraggio di respingere una richiesta della Boccassini, basata magari sul fatto che i pagamenti alle ragazze, o almeno a una parte di esse, continuano ancora oggi?
Ma se anche dall'inchiesta Ruby ter non arrivasse tintinnare di manette, la libertà personale di Berlusconi potrebbe avere comunque le settimane contate. Ieri è trapelata la notizia che il tribunale di Sorveglianza di Milano ha fissato per il 10 aprile prossimo l'udienza in cui andrà valutata la richiesta di affidamento ai servizi sociali avanzata da Berlusconi per scontare la condanna a un anno inflittagli per il caso dei diritti tv.
I giudici hanno già dato incarico a psicologi e assistenti sociali di incontrare Berlusconi per valutare quanto sia recuperabile. Se il 10 aprile la richiesta di affidamento verrà accolta, il Cavaliere - che ha scelto come residenza Palazzo Grazioli a Roma - non potrà più lasciare la città senza autorizzazione e dovrà restare a casa di notte.
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