Berlusconi zittisce la sinistra: "Mai detto di uscire dall'euro"

L'ex premier respinge le critiche degli "alleati" dopo le frasi sull'Europa: "Ho solo chiesto maggiore solidarietà, la Ue acceleri su fisco e banche"

Berlusconi zittisce la sinistra: "Mai detto di uscire dall'euro"

«Ma io non ho mai detto di voler abbandonare l'euro. Anzi, il contrario. Vorrei più Europa e non meno Europa». Questo il pensiero di Berlusconi all'indomani del dibattito feroce innescato dal suo colloquio al Foglio. Un'intervista nella quale l'ex premier metteva il dito nella piaga di un'Europa a trazione teutonica, troppo egoista e miope. Certa stampa e non pochi esponenti del Pd hanno però subito alzato il ditino ammonitore: Berlusconi vuole farci uscire dall'euro e dall'Europa. «Falsità», si lamenta il Cavaliere. Il quale ribadisce il suo pensiero: ho soltanto detto che l'Europa deve cambiare e serve maggiore solidarietà tra gli Stati. Non solo: dobbiamo accelerare per avere una maggiore unione tra gli Stati membri. Unione economica, fiscale, politica e bancaria. Non sono io che non la voglio ma la Merkel. E se fosse per Berlusconi, il governo italiano dovrebbe farsi promotore in Europa di una campagna volta all'introduzione degli Eurobond e alla modifica dei poteri della Bce. La quale deve diventare banca prestatrice di ultima istanza e aiutare le banche nazionali a finanziare le piccole e medie imprese. Altro che antieuropeista.

Tuttavia, sebbene sia rimasto amareggiato da quanti hanno travisato il suo pensiero, il Cavaliere fa spallucce. Non è il momento di alimentare le polemiche con l'alleato di governo. Un compagno di strada, il Pd, scelto non certo per amore ma per l'interesse generale del Paese. Le larghe intese sono imposte dalla situazione contingente e Berlusconi si sente quasi obbligato a rinsaldare la «strana alleanza». Un obiettivo è quello di scrivere assieme alla sinistra una risoluzione da votare in Parlamento, a larghissima maggioranza, che dia mandato a Letta di far sentire le nostre ragioni in quel di Bruxelles. Il Cavaliere è ottimista, sebbene da sinistra si sia alzato il solito fuoco di fila contro di lui. Critiche ideologiche visto che Berlusconi è convinto che la battaglia comune in Europa serve a rafforzare l'esecutivo e non a indebolirlo.

A difendere Berlusconi ci sono molti esponenti del Pdl. Da Sacconi: «Berlusconi ha evidenziato correttamente il nodo di una Europa ancora incerta tra una dimensione pangermanica ed una visione che incorpori e valorizzi la sua area mediterranea»; a Galan: «È solo un brusio “sinistro” che si leva a criticare una visione concreta, lungimirante e profonda come quella espressa dal presidente Berlusconi. Una linea chiara e positiva, dove, voler trovare minacce ad altri paesi è puro esercizio di faziosità»; passando per Gasparri: «Berlusconi ha giustamente posto in evidenza che senza una nuova politica economica europea l'Italia da sola non va da nessuna parte. Un'Europa ad esclusiva trazione tedesca ha mostrato tutti i suoi limiti e fallimenti. È tempo di voltare pagina». E per finire Bondi: «Berlusconi ha posto non solo una questione di carattere economico, ma anche una riflessione di ordine storico e culturale riguardante il ruolo della Germania in Europa».

Insomma, tutto il partito fa quadrato attorno al leader.

Il quale più che i vertici del Pd teme alcuni settori della magistratura e quelle schegge dei democratici che fanno il tifo per i giudici più politicizzati. Toghe che hanno disegno chiaro: distruggere lui e le larghe intese. Ma è proprio per difendere il governo e condizionarne l'operato il più possibile che il Cavaliere continua a mordersi la lingua e stare in silenzio.

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