Bersani alza la voce: "Niente voto a ottobre Monti fino al 2013..."

Il segretario del Pd: "Siamo in una posizione scomoda ma abbiamo una sola parola, non si vota prima del 2013". E attacca il Pdl: "Deve trasformarsi come Mandrake"

Bersani alza la voce: "Niente voto a ottobre Monti fino al 2013..."

C'è chi non vede l'ora di tornare alle elezioni e chi, invece, vuole andarci con tutta calma, non prima del 2013. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, appartiene alla seconda categoria. E lo dice a chiare lettere. Parlando a Verona, dov'è impegnato per la campagna elettorale in vista delle amministrative, esclude categoricamente che il suo partito punti al voto: "Sento queste voci, sento Berlusconi che dice che il Pd ci penserebbe... Berlusconi pensi alle cose sue che al Pd ci penso io...". "Il Pd - ha aggiunto il leader democratico - non ha nessuna intenzione di andare a votare a ottobre. Il Pd ha una parola: Monti fino 2013, la nostra parola è questa. Se gli altri hanno dei problemi, lo dicano. Noi siamo in una posizione scomoda, ma - ha concluso - abbiamo una parola".

Il Pdl? Faccia come Mandrake

Bersani approfitta dell'occasione - e del clima elettorale (sia pure, per ora, solo amministrativo) - per attaccare i suoi rivali: "Per il Pdl che ci ha portato fin qui, in questa situazione, il rinnovamento deve essere molto radicale, una trasformazione alla Mandrake". "Credo che ci sia un forte disagio nel centrodestra. I tempi non sono semplici ma chi ha governato otto anni degli ultimi dieci e ci ha portato a una situazione come quella che il governo Monti deve affrontare, dovrebbe rinnovarsi parecchio per poter fare una proposta credibile agli italiani. Non credo che riescano a fare questa trasformazione così radicale".

Critiche sul partito della nazione

Non mancano critiche al progetto politico di Casini, il "partito della nazione": "Non mi aspetto grandissime novità".

La Lega deve pagare il conto

Il leader del Pd non fa sconti al Carroccio: "Credo che la Lega porti una responsabilità. Quando si creano partiti personali, miti quasi militareschi, poi non è impossibile che si creino meccanismi anonimi, consorterie, familismi.

Credo che la Lega debba presentare il conto delle sue responsabilità politiche per come ha governato il Paese, per come ha promesso il federalismo, per come ha ridotto la dignità e il ruolo della piccola impresa, per come ha tradito i grandi obiettivi di semplificazione, di decentramento vero, di abbassamento fiscale. Credo che sia questo il conto che la Lega e il Pdl debbano pagare".

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