Bersani avverte Letta e il Pdl: "No un governo a tutti i costi"

I big del piddì non parlano, ma il partito è in fibrillazione. Tensioni per il totoministri e per il piano economico. Crescono i malumori: Letta avrà una fiducia compatta dai suoi?

Pier Luigi Bersani e il vicesegretario del Pd Enrico Letta
Pier Luigi Bersani e il vicesegretario del Pd Enrico Letta

I big del piddì si prodigano in elogi sperticati, rassicurano la stampa con ampie interviste e giurano massima fedeltà al nascituro governo. Qualcosa, però, stride nell'attuale quiete che segue la tempesta che ha portato alla capitolazione della segreteria democratica. Nell’incontro avuto questa mattina alla Camera, l'ex segretario Pier Luigi Bersani ha consegnato a Enrico Letta un messaggio chiaro: "Il governo non si fa a tutti i costi". I nodi su cui rischia di saltare la fiducia sono da un lato il profilo dei ministri, dall’altro il programma. E in via del Nazareno si fa strada la preoccupazione che qualcuno possa "tradire".

Il primo a mettere il carico su Letta è stato proprio Matteo Renzi, fermamente convinto che il Pd si dimostrerà "compatto" al momento del voto di fiducia. "Altrimenti ci sarà un bel problemino...", ha ammesso il sindaco di Firenze gettando un'ombra sull'establishment democrat. Nonostante diplomazie e ultimata, l’area dei dissidenti interna al Pd continua a esistere. "Quelli a disagio sono cinquanta, quelli che invece si manifesteranno sono la metà", ha spiegato Pippo Civati confessando di essere intenzionato a votare contro e addirittura a lasciare la carica di deputato. L’entità dei dissidenti, in realtà, non si potrà capire finchè non sarà nota la lista dei ministri. Il silenzio che avvolge via del Nazareno è assordande: la resa dei conti avviata alla direzione che ha portato Letta a Palazzo Chgi è solo rimandata al 4 maggio quando si terrà l'assemblea nazionale. Sul tavolo, oltre alla nuova leadership del partito, le prossime mosse in parlamento. I tentennamenti di Bersani e le faide interne hanno fatto crollare il piddì nei sondaggi che, secondo l'istituto Swg, sarebbe a sei punti dal Pdl.

Per evitare nuovi attriti, Letta sta cercando di mettere insieme un esecutivo che non infastidisca troppo i vertici democratici. Così, proprio per ascoltare le sirene anti berlusconiane, ha a più riprese provato a fare resistenza ai nomi proposti da Berlusconi e a snobbare l'azzeramento dell'Imu sulla prima casa rischiando, in questo modo, di far saltare le larghe intese tessute da Giorgio Napolitano. Nel mirino anche la corsa alla Farnesina di Massimo D'Alema sul quale Angelino Alfano non ha posto alcun veto. Veto che, invece, sarebbe arrivato da ambienti democratici. Come hanno evidenziato nelle ultime ore anche i segretari locali, infatti, i ministri "indigeribili" e il mancato rinnovamento renderebbero più in salita convincere gli elettori sul territorio della necessità di un esecutivo col Pdl. "La base - hanno evidenziato alcuni segretari locali - deve ancora smaltire la delusione per la gestione della partita Quirinale, che ha portato fino all’occupazione di alcune sedi di partito". Preferisce aspettare di conoscere quali saranno i ministri, ad esempio, Laura Puppato che, però, si augura che il numero di dicasteri al Pdl sia "il minore possibile" mentre è apparso piuttosto critico Civati che, dalle colonne del suo blog, ha ricordato tutte le dichiarazioni pronunciate da Letta e da Bersani contro il governissimo. Tutto, insomma, è in divenire. E niente può assicurare che nel Pd si consumi una nuova frattura. Pur non avendo ancora sciolto la riserva sulle sue intenzioni di candidarsi alla leadership del partito al prossimo congresso, Renzi gioca un ruolo da mediatore sul braccio di ferro tra chi minaccia il "no" alla fiducia e chi paventa espulsioni: "È un tantino prematuro dire 'io non lo voto', 'allora io ti espello'". Una presa di posizione sibillina che non lascia presagire nulla di buono.

Visto che viene escluso da più parti che sarà il sindaco di Firenze a guidare il Pd nel periodo di vacatio fino al congresso, la guida transitoria dovrebbe essere affidata all'ex leader della Cgil Guglielmo Epifani. Ma la partita è solo all'inizio.

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