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Bersani: primarie entro fine anno. Il ritorno di Berlusconi è agghiacciante

All'assemblea nazionale del Pd Bersani sceglie il suo bersaglio preferito: la crisi è colpa di Berlusconi. Annuncia le primarie entro fine anno, ma non si sbilancia sulle regole. Parisi: "Oggi sulle primarie una pietra tombale". Renzi: "Pensa di metterci in saccoccia ma si sbaglia"

Bersani: primarie entro fine anno. Il ritorno di Berlusconi è agghiacciante

C'era grande attesa per quello che avrebbe detto Bersani sulle primarie all'assemblea nazionale del Pd. Il segretario del partito democratico ha detto subito che, coinvolgendo altre forze politiche, "i tempi e i modi non li possiamo decidere da soli". Nessuna data certa quindi. E nessuna indicazione sulle regole (da decidere insieme agli alleati). Bersani poi ha ribadito che nelle primarie del centrosinistra "non si parlerà del Pd, non sarà il congresso del Pd. Si parlerà di Italia e di governo del Paese", confermando che si terranno "in una ragionevole distanza dalle elezioni e cioè entro la fine dell’anno".

Dopo aver ricordato che la direzione del partitoo ha indicato la scelta di fare "primarie aperte", privilegiando "l’allargamento della partecipazione piuttosto che l’allestimento di barriere", Bersani ha aggiunto: "Chiedo che la mia non sia una candidatura esclusiva. Avremo dunque modo, nel tempo giusto, subito dopo la ripresa, di investire l’Assemblea dei temi regolamentari e statutari e di prendere assieme le decisioni conseguenti". Spazio aperto, dunque, a Matteo Renzi.

Bersani non ha escluso di ricorrere alle primarie anche per la selezione dei candidati al parlamento: "Nell'ipotesi che rimanga il Porcellum noi attiveremo meccanismi di partecipazione per le candidature che in ragione della legge elettorale che avremo siamo comunque intenzionati a promuovere".

"Nei prossimi mesi dovremo parlare all’Italia e risvegliare non un sogno ma una ragionevole fiducia, una speranza fondata. Mettendoci all’attacco". Così Bersani spiega le prossime mosse dei democratici. "Perché mai - si chiede -, non dico uno speculatore, ma un onesto risparmiatore del mondo dovrebbe prestarci soldi se in Italia prendesse voti chi dice (un giorno sì e l’altro no) che bisogna uscire dall’Euro, scherzando con la prospettiva di un drammatico impoverimento di milioni e milioni di persone, o se prendesse voti chi dice che non dobbiamo pagare i debiti?". Poi va avanti con il ragionamento: "Perché mai quel risparmiatore dovrebbe aver fiducia nell’Italia se l’Italia di nuovo scegliesse la strada dell’eccezionalismo, di soluzioni conosciute alle democrazie del mondo? Liste di fantasia, partiti per procura, leadership invisibili e senza controllo o (sono notizie di questi giorni) agghiaccianti ritorni? Perché se gli italiani scelgono soluzioni avventurose o disperate gli altri dovrebbero scommettere su di noi?".

I giovani del Pd non sono come quelli del Pdl - ironizza Matteo Renzi -. Non faremo come Alfano che, appena è tornato Berlusconi, ha detto: prego, si accomodi". Poi il sindaco di Firenze affronta il tema che più gli sta a cuore, le primarie: "Oggi poteva essere il giorno di avvio delle primarie. Peccato. Ma va bene. Si era capito che Bersani non avrebbe dato oggi la data...". Quando gli chiedono se si candiderà o meno, il rottamatore risponde così: "Una settimana dopo le regole delle primarie, ci sarà una nostra candidatura, mia o di un altro". Insomma, Renzi decide di non sciogliere ancora la riserva.

Renzi si sofferma anche sulla nuova discesa in campo del Cavaliere: "Secondo me sottovalutare Berlusconi è un errore storico che abbiamo fatto troppe volte, ma il modo in cui si può presentare richiede davvero uno sforzo enorme di fantasia da parte sua per far dimenticare gli ultimi dieci anni. Noi - si sbilancia il primo cittadino di Firenze - abbiamo a nostra disposizione un calcio di rigore ma lo sbagliamo se l’antiberlusconismo diventa il collante per stare insieme. Dobbiamo invece confrontarci sulle cose da fare per l’Italia e su questo - insiste Renzi - le primarie sono un grande collante".

A conclusione dell'assemblea Renzi osserva, con un misto di amarezza e sana inquietudine giovanile: "Rinviando il discorso sulle primarie tutto a settembre, Bersani pensa di metterci in saccoccia. Si sbaglia di brutto peché noi in questo mese ci organizziamo, ci organizziamo sul territorio e a settembre siamo pronti. Se pensa di metterci in saccoccia - ripete il sindaco di Firenze - si sbaglia. Ha interrotto ogni contatto. Fa sapere che si rinvia tutto a dopo l’estate. Nessun problema. Noi intanto ci organizziamo. Non siamo mica come Alfano...".

A conclusione dei lavori Bersani è tornato a parlare di primarie: "Il percorso ha delle contraddizioni, ma pensare di metterci al sicuro a casa nostra sarebbe un errore gravissimo. Deve essere percepito che ci mettiamo in gioco, che ci può costare qualcosa, che non abbiamo calcolato tutto. Potremmo anche fare un congresso o anche rinunciare alle primarie... le fanno tutti in giro e noi potremmo dire contrordine. Oppure il segretario potrebbe andare dal notaio o dai carabinieri per impedire che qualcun altro si candidi - ha aggiunto -. Ma non esiste. Con tutte le contraddizioni, che non nego, bisogna anche mettersi su una strada di apertura. Chiedo non solo al centro, ma in giro per l’Italia, nel campo progressista".

Esprime più di una perplessità, sulla scelta del segretario, l'ex ministro della Difesa Arturo Parisi, da sempre fautore delle primarie: "Capisco che, con tutti i guai che abbiamo, parlare di primarie è l’ultima cosa che ad uno può venire in mente. Anche se nella distrazione generale l’Assemblea del Pd potrebbe non essersene accorta, oggi sulle primarie Bersani ha messo comunque sopra una bella pietra tombale. Penso alle primarie vere". Poi spiega meglio il senso delle sue parole: "Dire in terza persona il segretario del partito e non io Pierluigi Bersani in prima persona, e ribadirlo con le nitide parole di D’Alema, sta infatti a dire che in gara siamo noi il Partito in quanto tale e che, essendo il Partito in quanto tale a vincerle o perderle, l’organizzazione del Pd e tutti noi non potremo non metterci pancia a terra al servizio di questo obiettivo".

Tensione sui diritti dei gay

L'assemblea del Pd approva il documento messo a punto dal Comitato per i diritti che affronta temi spinosi come quello sui diritti delle coppie omosessuali e la bioetica. Al documento, ha promesso Rosy Bindi prima di votare, verrà dedicata una Direzione ad hoc dopo l’estate. Ma, come era prevedibile, la questione ha suscitato diverse polemiche. Anche perché l'assemblea decide di non votare un ordine del giorno sui matrimoni tra omosessuali. A un certo punto sale sul palco Enrico Fusco, delegato della Puglia, e non risparmia critiche a nessuno: "È un documento arcaico, irrispettoso, offensivo per la dignità delle persone. Non è un passo in avanti ma un passo indietro enorme. Anche Fini è più avanti di noi". A difendere il documento è stato Ettore Martinelli, componente della segreteria: "Nel testo c’è scritto che le coppie gay hanno pari dignità delle coppie eterosessuali". Bersani fatica a riportare la calma: "Il Paese non è fatto delle nostre beghe". E sui diritti gay precisa: "Per la prima volta il partito si è impegnato a codificare le unioni gay e sento dire: vado via dal Pd. Ma non l’ho sentito dire quanto così non era.

Il sistema dei diritti evolve e non può essere affrontato se non si tiene conto dei passi fatti".

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