Bersani scarica D'Alema: "Non chiedo a nessuno di candidarsi"

Il leader del Pd: "Non chiedo a nessuno di candidarsi". La risposta di D'Alema: "Non mi ero rivolto al segretario ma al partito". L'auto rottamazione di Walter

Bersani scarica D'Alema: "Non chiedo a nessuno di candidarsi"

Acque (sempre) agitate nel Pd. Ieri D'Alema, dopo l'appello pubblicato sull'Unità in cui diverse personalità chiedevano al partito di continuare a puntare su di lui, ha risposto che preferisce farsi da parte, a meno che non gli sia chiesto espressamente di candidarsi. Un modo abbastanza furbo di farsi da parte. Pochi giorni prima Veltroni aveva annunciato in pompa magna, alla stampa e in tv, il proprio ritiro dalla scena. Segnali diversi nella medesima direzione: se i vecchi leader si fanno da parte il rinnovamento è in atto. O almeno così sembra. Oggi a parlare è Bersani. Le sue parole tagliano la testa al toro: "Io non chiederò a D’Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi. Io non sono quello che nomina i deputati. Io farò applicare la regola, chi ha fatto più di quindici anni, per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale". Il segretario democratico lo ha detto nel videoforum di Repubblica.it.

Bersani si dice convinto che il tema del ricambio generazionale verrà risolto. Il bersaglio, manco a dirlo, è il rottamatore. Quello che per primo, e con forza, ha tirato fuori l'argomento, facendone il punto cardine della propria battaglia: "Io quelli da rottamare li conosco tutti - dice sicuro di sé il segretario - e non da oggi parlo con loro. E sono buon testimone che non c’era bisogno di Renzi perché facessero una riflessione, perché è tutta gente che sa benissimo che si può essere protagonisti senza essere parlamentari". Poi rifila una sberla al sindaco di Firenze: "Quel che non è accettabile che ci sia qualcuno che si impanca, che dica tu sei il ramo secco, tu sei il motorino da rottamare. Cambiare sì, rottamare no. E il cambiamento ci sarà, la ruota girerà". Il Pd si muove diviso - ma compatto - contro Renzi.

In tema di alleanze, qualcuno ha storto la bocca per l'asse con il Sel di Vendola e il Psi di Nencini. Bersani dice che "il patto dei progressisti è (solo, ndr) l’accensione di una miccia, poi altre forze arriveranno". E sul futuro di Monti non si sbilancia: "E' una risorsa e bisogna discutere con lui di come questa risorsa possa esprimersi al meglio. Si ragionerà assieme...".

Quando gli chiedono se abbia paura - o meno - di Beppe Grillo, il segretario del Pd fa il gradasso: "Non ci sta surclassando neanche un po'. Il Pd è bene in salute, è di gran lunga è il primo partito del Paese. Non siamo surclassati da nessuno, né da Berlusconi né da Grillo". Poi prova a negare che il suo partito stia soffrendo per le continue divisioni al proprio interno: "Stiamo bene, siamo il primo partito e le primarie ci stanno facendo bene. Scissioni non ne vedo, comunque vada". Sarà davvero così? Ai cittadini-elettori l'ardua sentenza.

La risposta di D'Alema a Bersani

Passa poco tempo e arriva la risposta di D'Alema al segretario del Pd: "Sono del tutto d’accordo con Bersani, che giustamente ha ricordato una procedura dello statuto, che del resto mi è nota, per cui è l’organo collegiale che decide. Ha ragione Bersani, non spetta a lui decidere. D’altro canto non mi ero rivolto a lui, mi ero rivolto al partito".

D’Alema ha anche sottolineato che "non spetta a nessun eventuale vincitore delle primarie decidere le candidature, perché come dice lo statuto le liste vengono decise dalla direzione del partito. Mi sembra del tutto appropriato e corretto". Quando gli domandano se chiederà la deroga alla direzione lui risponde serafico: "Mancano ancora diversi mesi...".

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