In ballo, a Palermo, cera anche la sua faccia. Perché schierandosi con Rita Borsellino, eurodeputata democrat senza tessera Pd (si è fatta eleggere dal partito ma non si è mai voluta iscrivere) voluta da Nichi Vendola come candidata a sindaco del capoluogo siciliano, Pier Luigi Bersani si giocava il tutto per tutto: la credibilità di segretario, dopo i flop di Genova e della sua Piacenza, per non parlare di Milano, lo scorso anno; il carisma di leader, che si impone anche se ha mezzo partito contro, come in Sicilia è accaduto con la corrente guidata da Giuseppe Lumia e dallex ministro Salvatore Cardinale; le alleanze future, perché, a Palermo, Bersani ha scommesso sulla validità della foto di Vasto e ne ha appoggiato il remake, alleanza tutta a sinistra, da Idv a Sel. E alla fine, anche questa volta, peggio delle altre volte, Bersani rischia di perdere la faccia. Perché la fronda del partito che vuole lalleanza con Mpa e Terzo Polo e che da più di un anno sostiene il governo del ribaltone di Raffaele Lombardo, ha sostenuto il ribelle Idv Fabrizio Ferrandelli. E, stando ai primi risultati affluiti - cinque gazebo su 31 - sarebbe testa a testa, qualche volta anche in vantaggio, sulla sorella del magistrato ucciso nella strage di via DAmelio.
Un quadro incerto sino alla fine, con Ferrandelli lanciatissimo nelle periferie e la Borsellino in testa nelle zone centrali della città, e uno spoglio che è andato per le lunghe. Il testa a testa era nellaria, negli ultimi giorni, e sembrava avvalorarlo anche laffluenza altissima rispetto a cinque anni fa, 26mila votanti contro i quasi 20mila del 2007. Se la Borsellino alla fine la spunterà Bersani salverà almeno la faccia. Ma se non ce la fa, come i primissimi risultati sembrano dire, per Bersani sarà un vero ko. Più ancora di Genova. Più ancora di Milano, un anno fa. Una batosta del quale il segretario non potrà non tenere conto. E che avrà contraccolpi non sono in Sicilia ma a livello nazionale. Perché a perdere, se accadrà, non sarà solo la Borsellino, ma tutta la linea di Bersani, che in Sicilia, con mezzo partito contro, si è accanito a riproporre Vasto e lalleanza a sinistra. E perdente sarebbe anche lattendismo del segretario, che in oltre un anno ha fatto finta di non vedere cosa avveniva in quel lembo dItalia che è sempre stato laboratorio politico, con lalleanza della parte più forte del suo partito con lMpa e il Terzo Polo. Ha fatto finta di non vedere, Bersani. E adesso le primarie sembrano presentargli il conto. E subito. Visto che domenica prossima è in calendario la discussione della mozione di sfiducia del segretario siciliano, Giuseppe Lupo, che con Bersani ha sostenuto la candidatura Borsellino e che se vince Ferrandelli rischia di saltare.
Che Rita Borsellino fosse in affanno si era capito nei giorni scorsi. E che a poterla insidiare fosse proprio Ferrandelli, giovane stella nascente di Idv con buona esperienza da consigliere comunale, epurato dal partito per avere osato scendere in campo nonostante si candidasse il portavoce dei dipietristi Leoluca Orlando, aveva fatto il pienone nelle convention preparatorie. E senza la calata di big, Bersani e Vendola inclusi, che avevano accompagnato la campagna della Borsellino. Hanno pesato, non poco anche le denunce del terzo candidato Pd - e unico con tessera democratica - il rottamatore Davide Faraone, che nonostante il sostegno di Matteo Renzi e la regia della campagna affidata a uno spin doctor del calibro di Giorgio Gori, stando ai primi dati, non ce lavrebbe fatta. Veleni, troppi in queste primarie palermitane. E veleni anche ieri, il giorno della parola ai gazebo. La Digos è dovuta intervenire in diverse zone della città, per presunti tentativi di vendita del voto. E in serata lesecutivo del Pd ha diramato una nota per escludere «qualsiasi tipo dinfiltrazione, soprattutto di tipo malavitoso», nel voto.
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