«Non è certo avvenuto per simpatia, o senza ponderare altre soluzioni», l'affido temporaneo di una bimba di tre anni a una coppia di uomini gay nel parmense. «La scelta degli affidatari è stata compiuta dopo un'attenta valutazione della peculiare situazione personale della minore, nonché delle circostanze che la vedevano già da tempo positivamente relazionata alla coppia». Lo hanno chiarito all'ANSA fonti giudiziarie, spiegando che la decisione del Tribunale per i minorenni dell'Emilia-Romagna ha tenuto conto del fatto che la bambina «è consapevole del ruolo non genitoriale svolto dagli affidatari» ed è «coinvolta nella vita di questi ultimi anche unitamente agli altri componenti della sua famiglia originaria».
La coppia convive stabilmente da sei anni ed è radicata nel territorio del Comune dove abita: un dato «incontestabilmente dimostrato» dall'istruttoria svolta dai servizi sociali, che sottolinea tra l'altro come gli affidatari abbiano compiuto i percorsi valutativi previsti dalla normativa di settore.
A individuare questa come la soluzione più adatta per la piccola è stata anche «l'irreperibilità di situazioni più tutelanti» e «l'inopportunità per l'equilibrio della bambina di allontanarla da tale contesto per inserirla in un altro a lei ancora sconosciuto». In ogni caso, per l'affidamento consensuale la legge non impone le formali procedure di comparazione tra coppie e abbinamento richieste per l'adozione.
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