I l rancio con la truppa è ottimo e abbondante, cecchini e kamikaze non fanno paura, la bandiera sventola sul pennone più alto della base di Herat e Karzai con il suo bel mantello verde aspetta a Kabul per la stretta di mano. Lo davano tutti in viaggio per Vientiane, in Laos, per il meeting economico euroasiatico, invece eccolo in Afghanistan a parlare di guerra e pace, di ricostruzione e dei futuri impegni dell'Italia nella regione. Il Prof è sulla linea del fuoco. Una mossa spettacolare, all'americana, da comandante in capo, proprio mentre a Roma si torna a discutere della «lista del premier»: Mario Monti è in campo? Si candiderà alle elezioni?
La visita del presidente del Consiglio è un vero blitz in stile militare. Il modo, la data scelta, la segretezza dovuta a ovvi motivi di sicurezza: tutto contribuisce a farne un gesto forte e simbolico e a dare fiato a chi in Italia pensa che il premier stia sul punto di «scendere» in politica. Un passo dovuto, si dice, se davvero intende tornare a Palazzo Chigi dopo il voto di aprile, visto che il probabile buon successo grillesco allontana la prospettiva di un pareggio e di una sua richiamata alle armi a furor di popolo.
Scenari, ipotesi. Fantasie, forse. Intanto Monti fa la sua parte di capo del governo, prendendo pure qualche significativo impegno per il futuro. Prima tappa a Herat, dove da una dozzina d'anni è di stanza il nostro contingente impiegato nella spedizione Isaf. Cinquantadue i morti italiani, l'ultimo, il caporal maggiore degli alpini Tiziano Chierotti, il 25 ottobre. «Il pensiero di tutti - dice il premier - va a chi ha perso la vita. È il 4 novembre e un Paese intero si stringe attorno alla forze armate, a voi che offrite pace, sicurezza e sviluppo nelle aree di crisi del mondo. L'Italia è orgogliosa di voi. Spero che nel tempo pure voi possiate sentirvi sempre più fieri di rappresentare l'Italia». Un accenno pure ai due marò prigionieri in India: «Da troppi mesi ormai si trovano a vivere una dura esperienza, costretti lontano da casa. Il governo e la diplomazia internazionale non hanno mai smesso i loro sforzi congiunti per farli tornare il prima possibile».
Poi Monti si trasferisce a Kabul, dove lo attende Hamid Karzai. È il secondo incontro ufficiale tra i due, che si sono visti il 26 gennaio a Roma per la firma dell'accordo di partenariato e cooperazione di lungo periodo. «La mia visita - spiega il presidente del Consiglio - cade in un giorno speciale. A Herat i nostri stanno facendo un lavoro meraviglioso, trasferendo la responsabilità della regione alle autorità nazionali e contribuendo allo sviluppo». Ma la fine è vicina. «Guardiamo al 2014 e alle elezioni presidenziali in Afghanistan come a un cambiamento. L'Italia - aggiunge il Professore -, che è qui sulla base di un legittimo mandato internazionale, trasformerà il suo supporto, ma non lascerà solo questo Paese. Sarà una presenza meno basata sul contributo militare e sempre di più sull'aiuto nell'esplorazione e nell'utilizzo delle importanti risorse minerarie afghane». Meno soldati e più economia, senza dimenticare «l'institution building, per costruire un Afghanistan più solido».
E Karzai ringrazia: «L'Italia è un Paese amico da lunga data, i rapporti di collaborazione sono ottimi». Foto, saluti e via a Ventiane per l'Asian-european meeting, dove tra gli altri, Monti vedrà il premier cinese Wen Jiabao. Per la lista del Prof c'è tempo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.