Boldrini scopre il web-insulto e invoca la censura di internet

RomaSilenzio fragoroso dal popolo del web, quello che di solito «insorge», mutismo da Reporter senza frontiere, dalle associazioni contro i bavagli e la censura, da quelli della classica sulla libertà di stampa che l'Italia è dietro lo Zambia, il Togo eccetera, dai partiti che si erano scagliati contro il leghista Fava quando propose un emendamento per obbligare i provider a ritirare i contenuti illeciti dal web («Attacco alla libertà di espressione!» dissero Pd, Idv, Fli e altri). Eppure la Boldrini, non più funzionaria Onu ma deputata di Vendola e presidente della Camera, l'ha detto chiaro, tra l'altro nella Giornata mondiale della libertà di stampa, tra l'altro avendo come assistente l'ex presidente del sindacato giornalisti (Fnsi): «Basta all'anarchia del web, è tempo di fare una legge», per regolare quel che si pubblica su internet. Subito confortata da Pietro Grasso presidente del Senato a SkyTg24 («Si devono avere delle leggi che colpiscano i reati commessi attraverso il web, di qualsiasi tipo: dall'insulto alla minaccia, dall'ingiuria alle cose anche più gravi»). Leggi speciali, web da controllare, con perquisizioni immediate nelle case dei blogger scurrili. La Boldrini ha scoperto che su internet i politici italiani vengono massacrati, insultati, sbeffeggiati, minacciati, che gli si augura la morte o peggio, e che le donne in politica sono trattate dal web come prostitute. Se n'è accorta perché da quando è presidente della Camera anche lei è finita, come altre centinaia di onorevoli e ministri prima, nel mirino, spesso pesante e violento, della Rete. «Quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l'aggressione sessista» spiega la Boldrini, come se le aggressioni digitali riguardassero solo le donne o quelle verso gli uomini fossero meno gravi.
Qualche mitomane (il web è l'habitat naturale dello psicopatico delirante) l'ha insultata su Facebook, un altro demente le ha scritto «giuro che vengo a trovarti», messaggi che arrivano quotidianamente ai politici più in vista, e non solo a loro (i famosi Scilipoti e Razzi ne hanno collezionate a dozzine di minacce di morte), senza grandi clamori, anzi senza nessun clamore perché è la norma. La Boldrini no, ha preso di petto la questione e vuole riformare il web, e fa sul serio. Ne sanno qualcosa i responsabili di quei siti che hanno pubblicato un fotomontaggio idiota ma innocuo, una donna nuda che somiglia alla Boldrini (capirai che scandalo), subito indagati e perquisiti, vicenda che ha dell'incredibile raccontata da Gian Marco Chiocci sul Giornale. Come in un romanzo di Philip K. Dick, con la squadra precrimine, nel giro di qualche ora i poliziotti della Postale sono piombati in casa di Antonio Mattia - senza esibire mandato di perquisizione o di sequestro -, colpevole di aver condiviso su Facebook quella foto. Un blitz fulminante, manco si trattasse di un covo di terroristi. Altri siti, che avevano ripreso la burla, si sono ritrovati accerchiati dalle forze dell'ordine. È successo a quelli di Laretenonperdona.it, che raccontano: «Anche a noi è stato richiesto telefonicamente dalla Postale di cancellare l'articolo, con in più l'impiego di una volante della polizia sotto casa al citofono alle 00.30. Manco fossimo le brigate rosse!».
Antonio Mattia, indagato seduta stante per diffamazione dal pm romano Luca Palamara, è recidivo e scrive: «In questo Paese è lecito fare satira ma solo su qualcuno, è lecito pubblicare intercettazioni telefoniche, diffondere foto di minorenni, anche private, per infamare il cattivo di Arcore. Ma se minimamente tocchi la sinistra, ti ritrovi la polizia in casa in men che non si dica. Ma questo è un Paese normale? Io dico di no!».

Da aggiungere che la Boldrini, oltre ad aver silurato il dirigente della polizia di Montecitorio colpevole di essersi accorto in ritardo della foto di una falsa Boldrini, ha preteso un team di sette agenti di polizia (specializzati in indagini informatiche quindi difficilmente rimpiazzabili) dedicati alla protezione della sua privacy online. Evidentemente più importante rispetto ai siti di terroristi e pedofili online. In attesa di nuove leggi speciali per impedire che si sfotta la Boldrini su internet.

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