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Bonaccini elogia il Partito Comunista Italiano. Se questo è il Pd del futuro

Il governatore dell'Emilia Romagna prima attacca chi ricorda il Msi poi celebra il Pci. Per fortuna che sarebbe la destra a guardare al passato

Bonaccini elogia il Partito Comunista Italiano. Se questo è il Pd del futuro

Salvate il compagno Stefano Bonaccini. L’illuminato governatorissimo dell’Emilia Romagna, candidato in rampa di lancio per la segreteria del Pd, in piena trance agonistica per la corsa alla poltrona più ambita del Partito Democratico, si è lasciato andare in questi giorni a una polemica social sul tema Msi-Pci.

Dopo il ricordo da parte del Presidente del Senato Ignazio La Russa e del sottosegretario alla difesa Isabella Rauti del Movimento Sociale Italiano e la successiva polemica, in un tweet chi scrive ha fatto notare come, gli stessi che oggi attaccano La Russa e la Rauti, nel 2021 celebravano il centenario del Pci e non hanno mai preso le distanze dai crimini del comunismo. Sentitosi chiamato in causa, Bonaccini ha risposto:

“Io non ho celebrato proprio nulla. E in ogni caso va ricordato che il Pci in Italia partecipò alla Resistenza, contribuì a sconfiggere un regime assassino, a fondare la Repubblica, scrivere la Costituzione, battere il terrorismo. Studi la storia italiana, magari. Le farà bene”.

L’elogio del Partito Comunista Italiano non deve essere sembrato sufficiente a Bonaccini e il giorno dopo ha rilanciato pubblicando una sua foto sotto la bandiera del Pci con la falce e martello e la scritta “sez. porto di Livorno”.

Per fortuna che la “destra guarda al passato e la sinistra al futuro”. Lecito chiedersi quando l’Italia potrà avere una sinistra moderna che prenda senza ambiguità le distanze dal comunismo e da ciò che ha rappresentato. Il fatto che in Italia non ci sia stato un regime comunista non legittima a celebrare un’ideologia che ha fatto milioni di morti anche perché, come testimonia la risoluzione approvata dal Parlamento europeo nel 2019, tutti i totalitarismi vanno condannati.

C'è poi un altro aspetto che mi ha colpito nelle parole di Bonaccini ed è la sua affermazione “studi la storia italiana, magari. Le farà bene”. Così sono andato a riprendere il curriculum del Bonaccia (come lo chiamano affettuosamente in Emilia).

Alla voce “esperienza lavorativa” si legge: dal 1990 al 1995 Assessore al Comune di Campogalliano, dal 1995 al 1999 segretario cittadino del PDS di Modena, dal 1999 al 2006 Assessore al Comune di Modena, dal 2007 al 2009 segretario provinciale del PD di Modena, da ottobre 2009 ad oggi Segretario del PD Emilia Romagna, da maggio 2010 ad oggi Consigliere regionale e poi presidente della regione.

Una carriera lavorativa iniziata e finita dentro le grigie sedi di partito della sinistra emiliana, informiamo il presidentissimo che c’è vita fuori dal Pd. Alla voce istruzione e formazione un'unica voce: “diploma di maturità scientifica”, eppure invita gli altri a studiare.

Non pago, Bonaccini ha spostato il discorso sui temi economici pubblicando i dati del “valore aggiunto dell’industria” dell’Emilia Romagna.

Eppure il governatore dovrebbe sapere che i risultati economici dell’Emilia Romagna sono merito del lavoro e del sacrificio dei cittadini e delle aziende che operano nonostante il Pd, non grazie al Pd.

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