Bot, i tassi al minimo storico Ma le famiglie non comprano

di Francesco Forte

Il mercato dei nostri Bot è euforico, mentre l'economia sta andando male e l'indice della produzione industriale peggiora, invece che migliorare. Eppure l'asta dei Bot annuali ha realizzato un successo. Sono stati collocati tutti i 7 miliardi con un calo del rendimento dallo 0,92% allo 0,70%, pari al 24%. I Bot a 219 giorni hanno dato un rendimento dello 0,39% e se ne sono collocati tutti i 3 miliardi con una domanda per 6. Ma chi ha comperato?
I nostri Bot non vanno a ruba tra le famiglie, che hanno ridotto i loro risparmi, perché si trovano con redditi diminuiti e imposte aumentate. E nemmeno tra le imprese, che fanno fatica a trovare il credito per le loro attività. Il tasso dello 0,39% non attrae di certo le nostre banche, essendo più basso del costo che sopportano per la raccolta del denaro. Ed è molto dubbio che siano attratte da tassi dello 0,70% a un anno, che danno loro margini esilissimi se non nulli o negativi sul tasso della Bce, che è lo 0,5%, ma comporta l'aggiunta di garanzie sul prestito da parte delle banche che vogliono tale denaro. E queste garanzie hanno un costo, perché non possono essere impiegate per altre operazioni.
Esclusi gli operatori italiani, la spiegazione della corsa ai nostri Bot sta in quelli internazionali. I quali ottengono il denaro a fiumi, sul mercato mondiale, a causa delle politiche di espansione monetaria del Giappone e degli Usa.
La conferma di ciò si ha confrontando il diverso rendimento dei titoli a un anno rispetto a 219 giorni, che hanno registrato un rendimento del 44% minore di quelli a 365 giorni. Il divario di rendimento dei secondi è il 44%, la minor durata è il 40%.
Ma i titoli a 219 giorni scadono il 20 dicembre 2013, mentre quelli a un anno spirano il 10 maggio del 2014. E i rendimenti, a parità di giorni, sono più bassi per i Bot che scadono entro la fine del 2013 che per quelli che scadono nel maggio 2014, perché le politiche monetarie espansive non possono durare in eterno. Le clamorose operazioni espansive del Giappone hanno, come scadenza ufficiale, il 31 dicembre 2013. Potrebbero essere estese anche al 2014, ma ciò non è ancora stato deciso.
Quelle degli Usa non hanno una scadenza netta, ma non si sa se, nel 2014, perdureranno nell'attuale dimensione o verranno ridotte, e quando. Così, comprare Bot italiani che scadono il 20 dicembre 2013, al tasso dello 0,70 è esente da ogni rischio; invece, per durate un po' maggiori, c'è un piccolo rischio che emerge dalla differenza tra il loro rendimento.
Comunque, un grande fiume di denaro non si asciuga facilmente, soprattutto quando la domanda per investimenti nell'edilizia e nelle nuove iniziative industriali nella media delle economie sviluppate è bassa. Quindi, il mercato per i nostri titoli pubblici, sarà buono per il Tesoro, anche dopo la fine dell'anno, salvo che intervengano eventi eccezionali, come un deficit di bilancio eccessivo.
La tregua finanziaria avvantaggia il governo di Enrico Letta che, però, ha dietro di sé un partito litigioso, che gli complica il suo percorso. L'occasione non va sprecata con continue dilazioni delle decisioni. Infatti, il debito comprato dall'estero in epoca di eccesso di liquidità, può non essere rinnovato, se il quadro monetario cambia. E ci potrebbero essere, poi, vendite estere dei titoli italiani, non facili da fronteggiare, dato che la Bce ha le mani legate dalla Germania e fa la politica monetaria che può, mentre il nostro debito pubblico ha superato il 130% del Pil e il Pil non cresce. L'autobus non passa due volte. Il governo faccia presto le scelte, che sono nel programma concordato, combinando il mantenimento dei traguardi di riduzione del deficit con l'abrogazione dell'Imu sulla prima casa e gli esoneri al lavoro giovanile. Può prendere le risorse dalla riduzione delle sovvenzioni a imprese, come le Fs, in grado di andare in Borsa e finanziarsi sul mercato a tassi favorevoli. Conferisca una buona quota di immobili pubblici a una società di gestione del risparmio (Sgr) che glieli compra subito e li vende gradualmente.

Faccia ripartire le infrastrutture mediante le iniziative private, utilizzando anche la finanza internazionale. Liberalizzi il mercato del lavoro superando i veti della Cgil. In questo quadro, lo sgravio fiscale per il lavoro giovanile non darà perdite di gettito, ma aumenti, e si ridurranno i bisogni di cassa integrazione.

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