Cronache

Bruno, il miracolato: "Sostituito da un collega all'ultimo momento"

Le vittime sono tutti guardacoste e dipendenti del porto. Lo choc di un figlio: "Tuo padre è vivo". Ma è un errore

Bruno, il miracolato: "Sostituito da un collega all'ultimo momento"

Mostra a tutti le chiavi per entrare nella Torre piloti, che nel porto di Genova non c'è più. Si dispera. Abbraccia i parenti delle vittime. Non riesce a trattenere le lacrime. Lassù, a 50 metri d'altezza, ieri notte ci doveva essere lui.
Invece, si era scambiato il turno con Maurizio Potenza, il suo collega radiotelegrafista che è stato ripescato morto nelle acque buie e sporche del molo Giano. Il sessantenne Bruno Prinz è il miracolato della tragedia di Genova: «Se Mauri non mi avesse chiesto di scambiare il turno, non sarei qui. È il destino. In genere lui i cambi non li chiedeva mai. Quei ragazzi li conoscevo tutti, dovevo esserci io sotto le macerie e sott'acqua. In casa mia c'era la finestra semi aperta. Con mia moglie abbiamo sentito un boato, come un deflagrazione. È sembrato il tuono di un temporale, ma ieri notte c'erano le stelle».
Oltre a Maurizio Potenza, 50 anni, le 7 vittime accertate fino a ieri sera sono Daniele Fratantonio, 30 anni, sottufficiale della Guardia Costiera, originario di Rapallo, il suo collega Davide Morella, 33 anni, di Biella, Marco De Candussio, 40 anni, ex comandante del porto di Lavagna, di Barga (Lucca), Giuseppe Tusa, 25 anni, sottocapo della Capitaneria di Porto, di Milazzo, il pilota del porto Michele Robazza, 31 anni, di Livorno, l'operatore radio dei rimorchiatori Sergio Basso.
I due dispersi sono il sergente Gianni Jacoviello, 33 anni, di La Spezia e il maresciallo Francesco Cetrola, 38 anni, di Santa Marina (Salerno).
I quattro feriti, ricoverati con prognosi riservata, ma fuori pericolo di vita, sono Enea Pecchi, 40 anni di Pavia, Raffaele Chiarlone, 36 anni, di Cuneo, Gabriele Russo, 32 anni, di Messina, Giorgio Meo, 35 anni, di Taranto.
«Nel crollo della Torre e della palazzina adiacente - racconta Russo a fatica, con la spalla immobilizzata, lesioni interne e il naso rotto - sono riuscito a resistere e a salvarmi pensando al mio bambino. Sapete, ha soltanto sette mesi e non potevo lasciarlo senza papà. Il desiderio di stare con lui mi ha dato la forza di superare il principio di ipotermia, lottare e riemergere da quel buio profondo». Il militare della Guardia Costiera si blocca e il pensiero va ai suoi colleghi morti. Accanto a lui c'è la moglie Sonia, che non lo lascia un attimo. Intorno ci sono altri colleghi e i camici bianchi che lo zittiscono «perché non si deve affaticare».
«È successo tutto in un attimo - riesce ancora a dire Russo - abbiamo sentito un boato fortissimo e la struttura di cemento si è accartocciata. Sono precipitato in un tunnel senza luce pieno di ferro, cemento e vetro. Non potevo credere che mi stesse crollando tutto addosso. Mi sono sentito morire perché le forze stavano per abbandonarmi. Non so come sono riuscito a riemergere. Poi ho visto un gozzo in legno e tre uomini mi hanno preso a bordo».
«Non ho capito che cos'era - aggiunge l'altro sopravvissuto Giorgio Meo - ma sembrava come il maremoto. Sono finito in pochi secondi sotto le macerie e non sono stato sbalzato in acqua. Sopra di me ho intravisto le stelle e il cielo. Poi sono arrivati i soccorsi e mi hanno tirato fuori».
L'altra storia, però a brutto fine, è quella del figlio del radiotelegrafista Maurizio Potenza. Ieri poco dopo mezzogiorno Federico, giunto sul luogo del disastro nella notte, ha ricevuto una telefonata da qualcuno: «Corri, tuo padre è vivo in ospedale». Il giovane ha sorriso alle telecamere, abbracciato la sorella, si è precipitato al pronto soccorso del San Martino. C'era soltanto un fotografo. Una tragica beffa. Del padre nessuno traccia. Sarà ripescato dopo un paio d'ore dalle acque buie e sporche del porto di Genova. Nere come la Jolly Nero.
Ieri a molo Giano sono giunti i parenti di tutte le vittime e dei dispersi, che fino all'ultimo hanno conservato la speranza di ritrovare in vita i loro famigliari. Gli amici di Davide Morella: «Abbiamo sperato fino all'ultimo che fosse vivo.

Era una persona solare con tutti».

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