Dal bullismo al fair play, la svolta web del M5S

Nel quarto colloquio coi democratici a sorpresa gli esponenti del Movimento 5 Stelle sono educati e istituzionali, dopo gli show irriguardosi degli altri confronti

Dal bullismo al fair play, la svolta web del M5S

Roma - Lo streaming logora chi lo fa. Il quarto atto della serie tv Grillini contro tutti va in onda da uno stanzone della Camera e il cast pentastellato - quattro maschietti incravattati quasi in stile iena, giunti spavaldi alla gliela-faremo-vedere-noi - appare, nel lugubre documento del colloquio, spento, impacciato, sbiadito come le immagini che rimbalzano sul web, vivaci come certi cartoon cecoslovacchi che toglievano l'appetito ai bambini del boom economico. Roba che nemmeno Lars von Trier.

Renzi domina il confronto sfruttando il vantaggio dell'effetto sorpresa sortito presentandosi dopo aver fatto credere di avere di meglio da fare. Un truccaccio, però funziona. E i grillini (Di Maio, Brescia, Buccarella e Toninelli) finiscono mimetizzati con l'arredamento dello stanzone che stavolta, rispetto ai precedenti streaming, non ha la scenografia pomposa di candelabri e cupi quadri ottocenteschi che davano al tutto quel minimo sindacale di liturgico. No, qui tutto è molto executive: un tavolo, delle sedie da ufficio con le rotelle, uno stile un po' da sala d'attesa di aeroporto. Solo che il volo per le riforme non è ancora schedulato.

Ormai è nato un genere televisivo: il reality della politica. Ha anche una sua grammatica ben precisa, come se un regista lo avesse formattato una volta per tutte. La sinistra alla sinistra del video (bisogna essere didascalici con il grande pubblico), i pentastellati alla destra, in genere di più e con una piccola claque vagamente intimidatoria. Accadde la prima volta il 27 marzo 2013 durante le consultazioni per la nascita di quello che sarebbe dovuto essere il Bersani 1 ed è rimasto invece il Bersani Zero, quello senza zuccheri. Lui e Letta, vincitori senza vittoria, da una parte del tavolo e Rocco Crimi e Roberta Lombardi, primi capigruppo M5S, dall'altra. La battuta del giorno fu quella laccata di romanesco della Lombardi: «Sembra di stare a una puntata di Ballarò». Profetico. Tra qualche tempo capiterà che qualcuno dica: «Sembra di stare a uno streaming con i grillini». E difficilmente si tratterà di un complimento per la riuscita della serata.
La seconda streaming opportunity fu un mese dopo, il 25 aprile 2013. Bersani era uscito di scena mestamente, premier incaricato era Letta, che fronteggiò per una cinquantina di minuti Lombardi, Crimi, Giarrusso e Nuti, colui che fece delle toppe della giacca indossata quel giorno la cosa più espressiva del video. Eppure la politica quel dì di festa guadagnò una metafora da catena del freddo: «scongelamento», nel senso di uscita dei grillini dalla loro frigidità parlamentare. Lo disse Letta e fu forse la trovata migliore del suo nascente governo.

Poi la «sveltina» del 19 febbraio scorso, quella con il cartellone a caratteri più cubitali: Renzi vs Grillo. Non ci fu trama, non ci fu dialogo, non ci fu lieto fine.

Fu una sit-down comedy con un solo interprete, l'ex comico genovese che si era presentato all'incontro perché a ciò invitato dalla base sul web ma senza crederci nemmeno un po'. Fu questo il momento di cambiamento, quello in cui lo streaming s'è rotto, svuotato dal suo stesso inventore. La democrazia liquida sembra evaporata.

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