Se i tribunali emettono sentenze, gli anarchici alzano la posta. La recente decisione del Tribunale di Massa, che ha inflitto alcune condanne per i reati legati alla pubblicazione del foglio clandestino "Il Rovescio", ma anche per l'assalto al banchetto della Lega, non sembra aver scalfito il fronte dell'antagonismo più radicale. Al contrario, la sentenza è diventata l'ennesimo pretesto per ribadire una dichiarazione di guerra aperta contro le istituzioni e, in particolare, contro il sistema carcerario. Questo fronte non si è mai spento, non ha mai mostrato segni di cedimento nel corso degli anni e continua a rappresentare una minaccia sul fronte dell'antagonismo, perché spesso trova linfa nelle piazze delle rimostranze del momento, oggi Askatasuna, ieri i pro Pal. Nel mirino c'è lo Stato e ci sono i suoi rappresentanti, da una parte le forze dell'ordine e dall'altra i partiti.
Ciò che emerge chiaramente dalle ultime rivendicazioni è il concetto di "a buon rendere". Non è una semplice espressione di vicinanza umana ai compagni finiti in cella, ma una minaccia neanche troppo velata di rilanciare l'azione diretta. Per la galassia insurrezionalista, la solidarietà non è una parola vuota, ma si traduce in "agitazione", un termine che nel loro gergo significa spesso danneggiamenti, sabotaggi e attacchi ai simboli del potere, come è accaduto al banchetto della Lega durante un corteo per Cospito. Non è stata una "protesta", ma una vera e propria aggressione squadrista contro chi stava esercitando il diritto democratico di "propaganda elettorale". I fatti parlano di un'aggressione premeditata condotta da un gruppo di anarchici, che si scagliarono contro il presidio leghista con insulti, minacce e spinte, puntando alla distruzione del materiale propagandistico e all’intimidazione fisica dei presenti. Per gli imputati, la colpa dei leghisti era semplicemente quella di esistere e di presidiare il territorio con le proprie bandiere. La sentenza di Massa non colpisce dunque il "dissenso", come vorrebbe far credere la retorica della sinistra radicale, ma punisce il metodo della violenza politica.
"Le minacce contenute nei messaggi diffusi dagli ambienti anarchici dopo la sentenza del Tribunale di Massa, chiusi con un sinistro 'a buon rendere', sono un fatto gravissimo. Ci troviamo di fronte a un linguaggio intimidatorio che richiama esplicitamente alla violenza politica", ha dichiarato Susanna Ceccardi, europarlamentare toscana della Lega. "In quell’occasione, donne e uomini della Lega furono aggrediti esclusivamente per le loro idee mentre svolgevano una legittima attività politica. Un attacco mirato che nulla ha a che vedere con il confronto democratico. Mi precipitai immediatamente sul posto per portare la mia solidarietà e sincerarmi personalmente di quanto fosse accaduto: lì c’era anche il segretario della Lega Nicola Pieruccini, oggi scomparso ma mai dimenticato dal popolo leghista, testimone diretto di quella vile aggressione", ha detto ancora Ceccardi.