Cronache

Buttano 218 milioni per spiarci al telefono

I pm se ne fregano dei tagli. Per ogni telefono sotto controllo 200 euro: un costo a volte inutile. Ormai non c'è inchiesta che faccia a meno di questo strumento

Buttano 218 milioni per spiarci al telefono

Roma - Tagli su tutto, e tanti anche nel settore giustizia. Ma il risparmio non è quello annunciato per le intercettazioni. Negli ultimi tre anni il costo delle indagini telefoniche è calato sì, ma con una progressione molto blanda, tanto che per il 2013 si prevedeva una riduzione fino 189,8 milioni e invece a la spesa prevista sarà di 218,5 milioni. É quello che si è scoperto ieri, quando la Commissione giustizia della Camera ha dovuto dare parere consultivo sul Rendiconto 2012 e sull'Assestamento 2013 del ministero della Giustizia.

Il fatto è ancor più clamoroso perchè a maggio scorso è stato introdotto il nuovo sistema Eliss, che dovrebbe garantire l'abbattimento dei costi, con un macchinario istallato nelle 166 Procure italiane per sostituire gli appalti a ditte esterne. Risparmio annunciato: tra i 200 ed i 250 milioni di euro l'anno. E invece, siamo ancora ad una cifra monstre: quasi 220 milioni. «Mentre il governo fatica non poco a far quadrare i conti- denuncia il deputato Pdl Luca d'Alessandro, segretario della commissione Giustizia - per evitare di gravare sugli italiani con nuove tasse, con il ripristino dell'Imu o con l'aumento dell'Iva, i magistrati continuano a spendere valanghe di quattrini, a spese dei contribuenti, per le intercettazioni telefoniche». La riforma avviata con la spending review 2012, evidentemente, non ha funzionato come doveva.

Anche perchè si è scoperto che il cervellone Eliss (Experts of lawful interception and security standards) non è in grado di intercettare i diffusissimi smartphone ma solo i cellulari vecchio tipo, oltre alle utenze fisse sempre meno usate. E così i pm continuano a rivolgersi alle aziende esterne.
Dai dati del Rendiconto di via Arenula emerge infatti che, per le intercettazioni telefoniche, è stata necessaria una variazione tra le previsioni iniziali di spesa di quest'anno e quelle finali. E invece del calo c'è stato un aumento. «Se il ministero -afferma D'Alessandro- nel corso del 2013 è riuscito nella politica di austerity certo non lo deve alla magistratura. Tra le poche voci di spesa in aumento figurano quelle per il mantenimento dei detenuti (il 42 per cento dei quali è in attesa di giudizio), che passano da 110,1 milioni di euro a 138,2 milioni di euro, e quelle per le intercettazioni telefoniche, che passano da 189,8 milioni di euro a 218,5 milioni di euro». Eppure, il 25 gennaio scorso era stato annunciato con grande soddisfazione che lo stanziamento per le spese per le intercettazioni era stato ridotto con il provvedimento del 2012 di 25 milioni di euro e che questa cifra sarebbe aumentata considerevolmente con l'istituzione di una gara unica nazionale per il servizio di intercettazione telefonica, telematica ed ambientale.

I «bersagli» delle intercettazioni sono un numero impressionante, tra i 100 e 150 mila. Quelle telefoniche rappresentano circa il 90 per cento del totale, quelle di tipo ambientale attorno al l'8 e quelle informatiche e telematiche il resto. Ogni telefono intercettato costa oggi circa 200 euro e, dato che ognuno dei soggetti tenuti sotto controllo ha in genere più utenze fisse e mobili, oltre che la posta elettronica, si arriva spesso a mille euro e più per ogni soggetto. Ce ne sono alcuni che hanno 6-8 numeri sotto controllo. Le intercettazioni, poi, durano in media 60 giorni minimo per i delinquenti comuni, per quelli di organizzazioni criminali mafiose il minimo è un anno.

Una priorità assoluta è quella di procedere con una gara nazionale per la gestione del servizio di ascolti telefonici e ambientali. Le Procure , e quelle più attive nelle intercettazioni sono sempre Milano e Palermo, dovranno allora rivolgersi ad un unico gestore, secondo la direttiva voluta dall'allora ministro della Giustizia, Paola Severino.

Ma riorganizzare e risparmiare in questo settore si rivela più difficile di quanto ci si aspettava.

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