Calcoli e furbizie dei politici in tv

Il premier in crisi vuole il confronto televisivo per strappare voti, Grillo invece dà forfait per non perderne

Mario Monti a Telecamere con Anna La Rosa
Mario Monti a Telecamere con Anna La Rosa

Tutti in palpitante attesa di Beppe Grillo in tivù come un politico qualsiasi e, invece, all'ultimo momento, lui fa marameo a Sky i cui dirigenti rimangono con un palmo di naso, costretti a cambiare il palinsesto, seccati per non dire di peggio. Perché si è negato quando lo studio era pronto e gli addetti alla messa in onda faticavano a contenere l'eccitazione per l'imminente evento? Il guru ha fatto spallucce, zitto, un pesce in barile. Probabilmente ha pensato che non affacciarsi al video gli convenga: il passo indietro, oltre a creare sconcerto, farà più parlare del mancato passo avanti.

L'uomo è furbo e non lo scopriamo oggi. Supponiamo che abbia fatto un calcolo di opportunità: dinanzi alle telecamere avrebbe avuto l'obbligo di argomentare e rispondere a domande e obiezioni di un interlocutore, quindi incapsularsi nel solito format delle interviste televisive, che sanno di vecchio, sono logore e rischiano di eclissare l'intervistato nel mazzo dei politici tradizionali. Grillo quindi deve essersi chiesto: che vantaggio ne traggo? Nessuno. Molto più saggio disertare, cosicché faccio notizia, i giornali mi dedicano titoli su titoli. I miei detrattori non diranno che mi sono piegato alle regole del sistema di cui sono ferocemente critico.

Ovviamente queste sono nostre libere interpretazioni, ma, crediamo, non lontane dalla verità. Occorre poi considerare che Grillo, per quanto abile nello scatenare pandemoni, è ancora un comico (non in senso spregiativo): dà il massimo di sé di fronte al pubblico che esalta le sue capacità istrioniche, lo stimola, lo fa sentire protagonista assoluto e unico. Quelli del dittatore del Movimento 5 stelle non sono né comizi né conversazioni, ma spettacoli. La gente accorre ai suoi show perché divertenti e per giunta gratis. Ascolta, fa due risate e non paga il biglietto: in tempi di crisi è già un bell'affare. Viceversa la tv dei dibattiti, erede delle tribune politiche in bianco e nero, è statica, favorisce il bla bla dei professionisti della cadrega, fa dormire.

Solamente Silvio Berlusconi è riuscito, da Michele Santoro, a stracciare l'etichetta e a trasformare la celebrazione del rito processuale, tipico di Servizio pubblico, in una specie di cabaret. E ha avuto successo, passando dal ruolo di imputato (che gli era stato assegnato dalla regia) a quello di mattatore. Ma fu agevolato dalle circostanze, e sfruttò l'effetto sorpresa provocato dalla sua inaspettata performance. Grillo è un guitto di razza, eccelle nei monologhi e ha bisogno della folla per dare sfogo al proprio talento: il suo ambiente è la piazza, arringare la folla gli viene più spontaneo che non cinguettare con un mezzobusto.
Attenzione, però. Una volta si diceva: piazze piene, urne vuote. Non sarà il caso del M5S, ma non si sa mai. La prudenza si impone: perché abbandonare uno stile finora redditizio e sottomettersi al galateo di mister Rupert Murdoch, col pericolo di perdere punti?

Grillo non è Mario Monti che, dal proprio punto di vista, ha ragione di fare il diavolo a quattro per ottenere un confronto con almeno due leader impegnati nella campagna elettorale, magari Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi. Male che gli vada, rimane inchiodato all'8-9 per cento a cui lo condannano i sondaggi. E con un pizzico di fortuna - improbabile - potrebbe rosicchiare uno zerovirgola.

Ma hanno ragione anche i suoi avversari a non accettare la sfida: chi glielo fa fare di battersi contro uno a cui è difficile strappare voti per il semplice motivo che non ne ha e non ne avrà mai perché è negato per il ruolo? Il suo posto non è la politica né lo studio televisivo, ma l'aula universitaria (in cattedra) dove nessuno lo contraddice. Gli studenti non sono mai tanto cretini da inimicarselo.

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