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Calenda e il terrore di finire con loro: ecco cosa rischia

La lite con Renzi, le scuse, la paura di finire con Bonelli e Fratoianni: cosa sta succedendo

Calenda e il terrore di finire con loro: ecco cosa rischia

C’è un tweet che ha fatto ieri Matteo Renzi, durante le votazioni per il Def, che dice, tra le righe non scritte, più della foto postata.

Mentre alla Camera il Governo andava sotto per assenza dei parlamentari, Renzi segnava la sua presenza al Senato, twittando: “Ho fatto il mio dovere sul Def e sullo scostamento. Ieri sono intervenuto in Senato sul PNRR, oggi ho votato in Aula”. Ma al netto della presenza segnata, è la frase finale a cui bisogna prestare attenzione: “A chi critica i miei troppi impegni chiedo di verificare le presenze in Parlamento in questa legislatura”.

Renzi con questa battuta, tipica della sfrontatezza dell’ex premier, non si sta giustificando con gli avversari, ma lancia una frecciatina all’ex alleato: Carlo Calenda.

Infatti nella settimana di fuoco che ha portato all’aborto del partito unico tra Azione e Italia Viva, Calenda, ancor prima di accusare Renzi per essere indagato, con parole tipiche dei giustizialisti (ha detto Renzi), lo ha criticato per i suoi viaggi all’estero: “Io ho lavorato notte e giorno sul partito unico. Quando facevo questo Renzi non c’era. Stava alle Bahamas, alle Bermuda, in Arabia Saudita”.

In un primo momento Renzi non è caduto nella provocazione, lasciando che a rispondere fosse il suo braccio destro Francesco Bonifazi: “Renzi e stato in aula per il 50 per cento dei voti Calenda la meta e sempre in tv e mai incartamento”.

Ma ieri lo ha fatto direttamente con quella foto durante le votazioni in Aula. E lo ha fatto per una ragione precisa. Perché a differenza sua, l’ex “socio” Carlo Calenda era assente.

Al suo posto però, tra le fila dei banchi dei senatori del terzo polo, c’era Enrico Borghi, trasmigrato dal Pd.

Con il suo ingresso ora i renziani hanno i numeri per formare il gruppo autonomo alla Camera. Sono sei infatti i senatori di Italia Viva, mentre Azione ne ha 4.

A quel punto, ironia della sorte, Calenda finirebbe nel gruppo misto con Fratoianni e Bonelli. Proprio quelli per cui ruppe l’alleanza con Letta: “Io non sto con le marmaglie di sinistra” disse Calenda. Ora se strilla un po’ di più contro Renzi, l’ex premier dalla sinistra e i Verdi ce lo spediscono per direttissima. Altro che termovalorizzatore!

Per questo negli ultimi giorni Carlo Calenda ha abbassato di molto la cresta. Innanzitutto sparendo dai radar. È andato in Sicilia, per questo era assente al Senato. Ha diradato le presente tv, ridotte a qualche collegamento. E dimezzato i tweet. Anche per nascondere il vertiginoso crollo dei like, dopo gli attacchi dei militanti di Azione delusi dalla rottura con Renzi.

A cui Calenda ha persino chiesto scusa, a modo suo: “Non è un mostro. Ho fatto un solo attacco personale a Renzi, e ho sbagliato”. Certo non un vero pentimento, ma a uno orgoglioso come Calenda deve essere costato molto.

Sempre meno però che finire nel gruppo con Fratoianni e Bonelli.

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