Interni

Il calvario finale dopo i tanti mostri sconfitti

Dal cuore alla polmonite, dal Covid alla leucemia. Ma ogni volta lasciava l’ospedale con la giacca

Il calvario finale dopo i tanti mostri sconfitti

Ascolta ora: "Il calvario finale dopo i tanti mostri sconfitti"

Il calvario finale dopo i tanti mostri sconfitti

00:00 / 00:00
100 %

Fino alla fine gli bastano giacca e camicia per ritrovare la forza di sorridere a favor di telecamera e rassicurare il partito. Come a dire: il leone c’è ancora, si va avanti. Ma sotto quella giacca c’è un fisico sempre più provato dalla leucemia e dalle terapie. Una stanchezza fisica a cui però la mente non vuole cedere fino all’ultimo.

Lui rilancia, finché può, su tutto ciò che lo costringe a letto in un braccio di ferro nient’afftto semplice. Il suo staff para l’immagine dell’uomo malato per far prevalere quella del Berlusconi che tutti si aspettano. E anche i bollettini medici diffusi dal San Raffaele cercano di raccontare con garbo una situazione sempre più critica. Tutti credono nell’effetto sorpresa che in qualche modo arriva, ricovero dopo ricovero.

Ma domenica notte c’è un «evento acuto», un peggioramento improvviso non più tamponabile. Del resto il penultimo ricovero, durato oltre un mese a cavallo tra aprile e maggio, è tosto. Berlusconi, affetto da leucemia mielomonocitica cronica dal 2021, viene sottoposto a una chemioterapia (blanda) mentre ancora si trova in terapia intensiva a causa di una polmonite. Tutta Italia, e non solo, segue i suoi bollettini medici cercando di leggere tra le righe. Analizza i via vai dei figli, dentro e fuori l’ospedale, la frequenza delle visite dell’amico Confalonieri e cerca di capire se il momento che destabilizzerà il Paese è giunto. Ma non arriva. Il leone si rialza ancora, in barba a tutti.

Tre giorni fa il ritorno in ospedale per «controlli programmati», che però nascondono un peggioramento dei valori del sangue e delle condizioni generali.

«Non ho niente da dire, non trovo le parole, non è giornata» si chiude nel silenzio Alberto Zangrillo, il medico di fiducia che lo segue (e insegue) da anni.

Ne ha passate Berlusconi. Parecchie. Dal tumore al lungo ricovero per Covid, dal pacemaker alla leucemia che, alla fine, lo ha stroncato a 86 anni. La lunga vita di Silvio Berlusconi è costellata, soprattutto negli ultimi anni, da diversi problemi fisici affrontati sempre con la consueta tempra da lottatore. A partire dal tumore alla prostata, per il quale viene operato nel 1997 in gran segreto nel «suo» San Raffaele, notizia poi confermata dallo stesso Cavaliere nel 2000.

Nel 2006 l’intervento al menisco, da parte del luminare dei calciatori Mertens in Belgio. Lo stesso anno, il malore durante un comizio a Montecatini: l’ex premier si accascia sul palco, e dopo gli accertamenti di rito, il mese successivo, viene operato a Cleveland per l’impianto di un pacemaker. Sono gli anni in cui lo stesso leader di Forza Italia scherza sui suoi malanni, sottolinea la sua eccezionale tempra, con l’allora medico personale Umberto Scapagnini (morto nel 2013), che ne rilevava la resistenza fisica arrivando a dire: «Silvio ci seppellirà tutti, è tecnicamente immortale».

ecnicamente immortale». Negli anni successivi, c’è una nuova caduta nel 2019 a Zagabria, senza particolari conseguenze. Sempre nel 2019 un altro intervento chirurgico, per un’occlusione intestinale. Nel 2020 quella che lo stesso Berlusconi definisce «la prova più dura»: il Covid, con polmonite bilaterale, che lo costringe al ricovero al San Raffaele, dieci lunghi giorni di angoscia e preoccupazione. Quando esce, il Cav è provato, ma trova la forza di incontrare i cronisti: «Ho pensato di morire, ma anche questa volta l’ho scampata», sottolinea. Nel 2021 nuovo ricovero, stavolta a Nizza, per scompenso cardiaco. Un mese dopo, una caduta in casa a Villa Grande, nuovo quartier generale romano dopo la cessione di Palazzo Grazioli. Negli ultimissimi anni le condizioni declinano: all’inizio del 2022, nel pieno della corsa al Quirinale, altro ricovero al San Raffaele, per un’infezione. Infine, ad aprile di quest’anno il ricovero improvviso per un’infezione polmonare.

«Immortale», si, fino all’ultimo inevitabile colpo.

Commenti