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La Camera approva il decreto del Fare. Tensione in aula tra Boldrini e 5 Stelle

Sì dell'aula al decreto Fare, ora parola al Senato. Tensione tra la presidente Boldrini e il deputato M5S Andrea Colletti, che nel suo intervento cita "Re Giorgio I...". Ed è redarguito

La Camera approva il decreto del Fare. Tensione in aula tra Boldrini e 5 Stelle

Dopo due giorni e due notti di seduta fiume il "decreto del Fare" è stato approvato dalla Camera con 344 sì, 136 no e nessun astenuto su 480 presenti. Il testo ora passa al vaglio del Senato. Il Movimento 5 Stelle, che ha praticato un duro ostruzionismo, ha rallentato i lavori per tentare di far slittare a settembre l'esame del ddl di riforma costituzionale.

Momenti di forte tensione, a Montecitorio, tra il Movimento 5 Stelle e la presidente della Camera. Esattamente come aveva fatto la settimana scorsa il presidente del Senato Pietro Grasso, anche Laura Boldrini invita i Cinque stelle a "non tirare in ballo il Presidente della Repubblica". Scoppia la bagarre quando prende la parola il deputato Andrea Colletti, che inizia a parlare facendo riferimento alla Presidenza della Repubblica. "L’attuale presidente della Repubblica, che funge da presidente del consiglio dei ministri e forse da capo indiscusso del Pd e del Pdl, deve capire che non siamo in una monarchia costituzionale con a capo re Giorgio primo...". Subito viene bloccato dalla presidente della Camera: "Lei non può parlare così del presidente della Repubblica. Ne abbiamo già discusso, non può chiamare in causa il Capo dello Stato". Colletti replica infastidito: "Non avevo fatto nomi, comunque diciamo che non si può fare riferimento all’Innominabile, chiamiamolo così...". La frase non passa inosservata. Molti parlamentari disapprovano e, nell'emiciclo, si sente un forte brusio. Ironica la reazione di Colletti: "Va bene allora lo chiameremo l’innominabile...".

Dopo il botta e risposta Boldrini-Colletti, interviene il deputato di Fratelli d’Italia, Massimo Corsaro, per criticare quanto sostenuto dal presidente della Camera: "Se c’è qualcuno che non può essere citato, i regolamenti parlamentari dovrebbero dirlo. Così, chiediamo subito la convocazione della Giunta per il regolamento per scrivere che il presidente della Repubblica non può essere nominato". "Attualmente infatti - fa notare Corsaro - nei regolamenti non esiste alcun divieto di citazione. L’unica norma del regolamento in cui si cita il presidente della Repubblica è il comma 3 dell’articolo 60" nel quale si dice che può proporre la censura con interdizione ai lavori per il deputato violento. "È chiaro che si debba stigmatizzare chiunque manchi di rispetto al Quirinale ma il fatto di citare, in un’argomentazione politica, le posizioni virgolettate del capo dello Stato che quotidianamente nella attualità politica non fa mancare il suo peso, non credo possa essere espunto dal confronto politico tra le parti", conclude l’esponente di Fratelli d’Italia.

La situazione in aula resta sovraeccitata in aula, tanto che la presidente della Camera è costretta di nuovo a intervenire per riportare l'ordine: "Non è un bello spettacolo - dice ai colleghi deputati - vi posso assicurare".

E rivolge un "si contenga" al deputato Angelo Cera (Scelta civica).

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