"Grillo prigioniero della Rete: i suoi editti non hanno futuro"

L'esperto di marketing Paolo Landi: "Beppe si è reso conto di aver sbagliato tutto sul piano della comunicazione. Ora vuole invadere le tv? Una mossa controproducente"

"Grillo prigioniero della Rete: i suoi editti non hanno futuro"

Treviso - «Grillo si sta rendendo conto che sta sbagliando tutto sul piano della comunicazione. Prima la tv era il male e il web il bene. Adesso vuole occupare la tv. Ma partecipare ai talk show potrebbe essere controproducente. I grillini che sono comparsi finora avrebbero fatto meglio a trincerarsi dietro i blog. E se anche ci andasse Grillo dovrebbe smetterla con le previsioni messianiche sull'Italia al collasso: la gente comincia a toccarsi». Paolo Landi, sessant'anni, consulente di marketing strategico e comunicazione per importanti aziende italiane, è stato anche il primo autore in Italia di un saggio critico sul web. Si intitolava Impigliati nella rete. Era il 2007. Il suo libro precedente sulla televisione era prefato da Beppe Grillo. «Scrisse gratuitamente la prefazione al mio pamphlet sulla televisione (Volevo dirti che è lei che guarda te - La televisione spiegata a un bambino, Bompiani, 2006). Grazie a lui il libro ebbe quattro edizioni. Non lo conoscevo, gli scrissi, il libro gli era piaciuto, mi fece l'introduzione. Ma questo debito di riconoscenza non mi esime oggi dal criticarlo».

Un anno dopo su quel libro sull'idolatria della Rete, un testo troppo precoce, niente prefazione di Grillo.
«Da comico era autorevole, leggevo i suoi articoli su Internazionale, lo applaudivo a teatro. Era il nostro Michael Moore. Nel 2007 non era ancora infatuato del web...».

Ora invece...
«Per paura di rimanere indietro, Grillo e Casaleggio fanno un salto troppo lungo e, invece di usare la Rete come un mezzo per facilitarci la vita, la mitizzano».

Lei dice che non va sopravvalutata. Da dove nascono le sue diffidenze?
«Dalla mia esperienza di vita aziendale. Non so dire quante volte, nelle riunioni, veniva fuori questo ruolo salvifico della Rete. Una volta l'amministratore delegato portò tutti i manager ad ascoltare un guru della comunicazione che ci parlò di Second life. Senza un avatar eravamo condannati all'emarginazione sociale. Si sa com'è finita».

Grillo e Casaleggio?
«Sono i campioni di questa retorica. Quando sento un uomo di una certa età dire troll, spammare, multinick mi ricorda il mio bisnonno meravigliato davanti ai prodigi del motore a scoppio. Alla sua età bisognerebbe cercare di essere autorevoli».

Non lo è? In Parlamento ci sono 163 grillini cooptati in Rete e votati dagli italiani...
«Nella famosa diretta streaming con Bersani l'unica cosa che la Lombardi è riuscita a dire è “Mi sembra di stare a Ballarò”. È il paradosso di una giovane web oriented per cui la vecchia tv resta l'unico termine di paragone possibile».

La Rete non è uno strumento di democrazia?
«La democrazia della Rete è una mistificazione e Grillo dovrebbe saperlo. Tutti leggono il suo blog e nessuno gli interventi delle migliaia che gli rispondono. Cosa me ne importa delle opinioni degli sconosciuti? È la democrazia dei soliti noti, di cui Beppe fa parte».

Il suo blog è il più visitato in Italia, uno dei più influenti al mondo.
«Il blog di Grillo ricorda Hyde Park. Lì, ogni domenica mattina c'è qualcuno che sale su uno sgabello e arringa i passanti. Chiunque può dire la sua. Ma come gli oratori dello speaker's corner Grillo è ormai prigioniero di un manierismo. Anche se possono provocare, le sue denunce e i suoi insulti saranno sempre meno influenti».

Dalla Sicilia ha scagliato un editto contro giornali e tv...
«In assenza di contenuti costruttivi, questi editti sono pensati mediaticamente per continuare ad avere titoli sui giornali. Niente più».
Con le Quirinarie e l'esiguo numero di votanti sono emersi i limiti della Rete. Secondo lei Grillo e Casaleggio la usano nel modo corretto?
«Possibile che Casaleggio e Grillo non si siano accorti che il web è soprattutto un grande supermercato? Fare politica in Rete vuol dire conformarsi al suo linguaggio commerciale. La Rete è potenzialmente anarchica, è una pia illusione pensare di controllare i suoi fruitori».

Il suo vero punto debole è l'incapacità di passare alla fase costruttiva?
«La cifra stilistica del suo one man show è la distruttività. È imprigionato: se partecipasse a un governo mostrerebbe di compromettersi con un sistema che invece vuole distruggere.

Coluche, con il quale recitò in un film di Dino Risi (Scemo di guerra, 1985), fu più intelligente: quando capì che molta gente avrebbe potuto votarlo come presidente della Repubblica si ritirò. Grillo insiste perché vuole rimanere solo, incompreso e indispettito contro gli italiani che non lo hanno capito, non lo hanno voluto presidente. Come un bambino».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica