Il campo largo? Un'orgia politica

Il campo largo del centrosinistra porterebbe inevitabilmente a governi instabili

Il campo largo? Un'orgia politica
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Caro Direttore Feltri,
la segretaria del Pd alla festa nazionale dell'Unità, a Reggio Emilia, ha detto che il campo largo deve prepararsi a governare. Ma ci sono o ci fanno? Ogni giorno, all'interno di questo ipotetico campo, i vari leader si attaccano, si pugnalano, si offendono, si screditano reciprocamente, volano stracci, e pensano davvero di potere mettersi insieme per guidare il Paese?
Marinella Germani

Cara Marinella,
la cosa più divertente è che questi stessi leader, che litigano dalla mattina alla sera, sostengono che la maggioranza sia divisa, spaccata, e il governo, di conseguenza, pronto a frantumarsi. Il che è assolutamente falso, perché questo esecutivo gode di ottima salute ed è destinato a durare fino alla fine della legislatura. Ingenuo credere che esso avrebbe vacillato a causa delle dentate della signora Boccia, della quale ancora non ho compreso perché mai, se davvero, come ella vanta, è una imprenditrice di successo, organizzatrice di eventi, di grandi eventi, specifichiamolo, influencer in stile Chiara Ferragni dei poveri, abbia preteso con tanto accanimento quella nomina ministeriale, ovvero il riconoscimento del ruolo di consigliere del ministro della Cultura. Peraltro parliamo di una donna che i consigli dovrebbe riceverli e non darli, dato che è capacissima di nuocere benissimo a se stessa. Perdona questa divagazione. Quindi no, Boccia, che ne ha per tutti, ha infranto la speranza delle sinistre che pure confidavano in lei (pensa quanto stanno messi male): non ha fatto cadere il governo, ma ci ha fatto cascare le palle, o le bocce, chiamale come vuoi, quelle di noi italiani, che per settimane abbiamo subito la consigliera mancata e le sue inconsistenti allusioni, le quali configurano senza dubbio i reati di calunnia e di diffamazione aggravata. Tornando al campo minato, scusa, al campo largo, che Giuseppe Conte dice «campo coeso» per poi, dopo 24 ore o giù di lì, dare dell'affarista a Matteo Renzi, è evidente che si tratta di un progetto, anzi di una aspirazione già fallita in partenza. Il più saggio è stato Carlo Calenda che, qualche giorno addietro, in una intervista che ho letto su qualche giornale, ha spiegato che il campo largo porterebbe inevitabilmente a governi instabili e inefficaci, proprio a causa delle posizioni inconciliabili tra i vari partiti che lo comporrebbero e l'elevata litigiosità tra coloro che, in prossimità delle elezioni, fingono sempre di volersi tanto bene, salvo nascondere i coltelli sotto la giacca. Inoltre va considerato che il cemento di quest'orgia politica non sarebbe, e di fatto non è, che l'intenzione, peraltro dichiarata sfacciatamente, di contrastare la destra, di vincerla, dicono anche di «abbattere il fascismo», o di «allontanare i fascisti dalle istituzioni». Ti sembra che sia sufficiente questo collante per offrire agli italiani una valida e credibile alternativa politica? La sinistra dimentica che alla elezioni ci si presenta con il programma e non con lo slogan che da quella parte va per la maggiore: Allarme fascismo, e intonando Bella ciao.

I progressisti ciarlano esclusivamente di salario minimo, fascismo, razzismo, sessismo, omofobia, utero in affitto, unioni di fatto, adozioni gay, libertà di autoidentificarsi in qualsiasi genere, frontiere aperte, accoglienza, lotta al patriarcato, altro fantasma sventolato, ius soli, lotta al cambiamento climatico mediante la diffusione del monopattino e i

divieti di accesso all'area C e B. Ma dove sono i grandi temi che interessano agli italiani, alle famiglie, agli operai, al ceto medio, alle piccole e medie imprese, agli anziani, ai giovani?

Tutto questo non è pervenuto.

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