Cancellieri a Fini: pronti a tagliare le scorte

RomaScorticato dalla polemica sulla scorta «ospitata» due mesi l'anno nel relais d'Orbetello a due passi dalla villa di famiglia, Gianfranco Fini gioca (in ritardo) d'anticipo, e chiede di farsi «sproteggere» proprio mentre la Cancellieri si prepara a un giro di vite su bodyguard e auto blu. L'ex numero uno di An s'affida a Repubblica per provare a chiudere la vicenda innescata da Libero e per evitare scontri istituzionali con il titolare del Viminale, attaccata giovedì dal fedelissimo finiano Italo Bocchino, che è arrivato ad augurarsi le dimissioni della «funzionaria di provincia in pensione». Così, dopo le frecciatine riservate a Fini dal ministro nella chiacchierata con Francesco Merlo e i veleni bocchiniani, il quotidiano diretto da Ezio Mauro ieri ha ospitato la replica del primo inquilino di Montecitorio. Che si sforza di apparire diplomatico, ma non riesce a trattenere una certa stizza sarcastica, sostenendo per esempio di non essersi «colpevolmente accorto in precedenza» della battaglia avviata dalla Cancellieri contro gli abusi delle scorte. Tra un distinguo e l'altro, Fini comunque chiede al ministro dell'Interno di «consentirmi di non godere più di un “privilegio legale”». Perché, ricorda il presidente della Camera, «perfino per vivere senza essere scortati pur non avendolo mai chiesto occorre un trattamento di favore, una vera e propria raccomandazione». Il messaggio di pace, per quanto venato di polemica, viene raccolto dal ministro: «Trovo molto bella questa volontà di rivedere tutti insieme alcune posizioni: ci stiamo lavorando», commenta la Cancellieri.
Il problema, naturalmente rimasto fuori dalla replica di Gianfry, non è però la scorta assegnata a Fini dal Viminale, ma semmai le modalità con cui gli spostamenti (e le soste) dei suoi bodyguard vengono gestiti dall'ispettorato della polizia di Montecitorio. Il problema, insomma, cristallizzato due giorni fa dallo stesso Merlo, è che per garantire la protezione a Fini vengono tenute occupate nove stanze di un hotel di Orbetello dall'inizio di luglio alla fine di agosto da cinque anni, bruciando almeno 45mila euro l'anno.
Sul punto, Fini - oltre a puntare il dito altrove («È certo e incontestabile che nella organizzazione del servizio di scorta alla mia persona non ho avuto alcun ruolo») - non dice mezza parola. Si limita a rilanciare, a parole, l'invito a rivedere «tutto il sistema», per «limitare costi e sprechi, per impedire abusi, per snellire e razionalizzare i servizi di scorta». E le quasi 560 notti in hotel pagate alla sua scorta ogni estate dal 2008 non sono un esempio di snellezza. Anche perché persino in questi giorni di alta stagione, negli alberghi di Orbetello è ancora disponibile più di una stanza su cinque (il 21 per cento, secondo i dati dell'osservatorio di Trivago.it), e dunque è difficile comprendere la necessità di «bloccare» per l'intera (alta) stagione un quinto delle stanze del relais «I Presìdi», pur sapendo che quasi mai serviranno tutte. La villeggiatura forzata è così lunga da vanificare anche il prezzo strappato a stanza (80 euro a notte), tantopiù che quest'anno Fini nella villa di Ansedonia ci ha passato appena una manciata di giorni.

Una gestione davvero più attenta della scorta «vacanziera» di Fini avrebbe certamente portato a spendere qualche soldo di meno, sarebbe bastato prenotare le notti solo quando realmente necessario, anche se a tariffe meno convenienti. In fondo, il prezzo medio di una camera a Orbetello, sempre secondo Trivago, si attesta sotto i 150 euro: non è mica Montecarlo.

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