Sapevano, eccome se sapevano del passato criminale di Bartolomeo Gagliano. Sia il direttore del carcere Marassi, Salvatore Mazzeo, che per aver mentito sarà trasferito, sia il magistrato di sorveglianza Daniela Verrina, che gli ha concesso il permesso premio, conoscevano bene il curriculum del detenuto.
Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri lo dice subito, riferendo alla Camera, che chi doveva decidere aveva tutte le informazioni per farlo. Scaricando così su altri ogni colpa. Il ministro degli Interni Angelino Alfano si dice soddisfatto dalle spiegazioni della collega: «È stata chiara sulle responsabilità ed io mi rimetto alle sue parole».
Mentre il Guardasigilli parlava, l'evaso non era stato ancora preso. Quando più tardi arriverà la notizia, insieme a quella della cattura del pentito di camorra Pietro Esposito evaso anche lui dopo un permesso, il ministro tirerà un bel respiro di sollievo. Gioia vera la sua: «Evviva, evviva! Li hanno catturati». Almeno su questo fronte continueranno le polemiche ma non arriveranno altri guai. L'entusiasmo della Cancellieri sale con il passare delle ore: «È una bella soddisfazione - dirà a margine di un'audizione al Senato - vuol dire che il sistema Paese funziona». Poi la telefonata al capo della polizia Alessandro Pansa per esprime la sua gratitudine.
In attesa della conclusione dell'indagine ministeriale la prima testa a saltare è quella del direttore Mazzeo, che passerà a breve al Provveditorato regionale per la Liguria dell'amministrazione penitenziaria. Una misura che non è però legata all'iter della concessione del permesso ma alle esternazioni di Mazzeo dopo il mancato rientro in cella di Gagliano, quelle in cui sosteneva che in carcere nessuno conoscesse tutti i precedenti penali del detenuto, noto al Marassi solo come rapinatore non anche come pericoloso omicida. «Il direttore ha fatto dichiarazioni temerarie - spiega la Cancellieri - visto che il carcere era in possesso di tutti i documenti della storia del detenuto. C'è stata leggerezza da parte sua, ha gettato allarme sulla popolazione e discredito sulle istituzioni». È bastato consultare la corrispondenza intercorsa tra la direzione del carcere e la magistratura di sorveglianza per dimostrare che Mazzeo non diceva la verità, forse in un maldestro tentativo di cavarsi d'impaccio. La Cancellieri dice di voler approfondire la vicenda. Per ora si sa che una relazione sanitaria del giugno 2013 descriveva Gagliano come «tranquillo e collaborativo». La sua condotta penitenziaria risultava priva di rilievi disciplinari, tanto che nell'agosto successivo ottenne un primo permesso. Tutto bene quella volta, in cui uscì accompagnato dal cappellano. La volta successiva sappiamo come è andata a finire.
Ma cosa ha spinto il magistrato a dare l'ok? Il ministro spiega che in una prima fase le istanze erano state tutte rigettate, poi con l'avvicinarsi della data di liberazione il giudice ha ritenuto di concedere i due permessi per preparare il detenuto all'uscita definitiva dal carcere. Sul comportamento del magistrato l'istruttoria è in corso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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