Un capogruppo da battaglia Poltrone Pdl, scatta il risiko

RomaÈ tempo di grandi manovre, di contatti e cordate, di telefoni bollenti e di conte interne. Nel Pdl si avvicina l'ora della scelta dei nuovi capigruppo di Camera e Senato. Una partita complessa che si va a intrecciare con lo stallo della situazione politica e con la necessità di provare a interpretare una legislatura ancora poco «leggibile». Una sorta di scommessa al buio perché è evidente che se si starà al governo sarà necessario identificare un identikit più istituzionale per guidare le truppe parlamentari mentre se, al contrario, si starà all'opposizione servirà una figura più di battaglia.
La prima occasione per far decollare la trattativa era offerta dalla convocazione dell'ufficio di presidenza previsto per questa mattina. Il problema di congiuntivite che ha colpito Silvio Berlusconi ha, però, dettato uno stop alla riunione e così tutto si concentrerà sulla riunione dei gruppi fissata per lunedì. La ricerca dei successori di Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri non potrà essere tirata troppo per le lunghe visto che la seduta inaugurale delle Camere è fissata per il prossimo 15 marzo. È possibile, comunque, che questa mattina ci sia una prima presa di contatto tra i parlamentari e una riflessione comune e più approfondita sul da farsi.
L'indicazione arrivata da Berlusconi nel corso dell'incontro di martedì scorso con i parlamentari eletti in Lombardia è stata chiara: si procederà all'elezione tramite votazione. È chiaro, però, che nessuno ha intenzione di celebrare riti eccessivamente conflittuali. Per questo i maggiorenti del partito stanno cercando di comporre il mosaico nella maniera più armoniosa possibile. La partita più delicata si gioca al Senato dove si giocheranno i destini di questa legislatura e dove si consumeranno i veri scontri parlamentari. Qui la scelta sembra sia ristretta tra Anna Maria Bernini e Paolo Romani, con Francesco Nitto Palma come outsider e Lucio Malan subito un passo indietro. Se la scelta ricadesse sull'ex ministro delle Politiche europee si potrebbe avere una coppia di presidenti di gruppo tutta in rosa con la Bernini da una parte e la Finocchiaro per il Pd dall'altra. Naturalmente bisognerà definire il ruolo di Renato Schifani. Il Pdl punta ad ottenere la presidenza di Palazzo Madama e lui è considerato il candidato più naturale (con Gaetano Quagliariello come alternativa ma per lui potrebbero anche aprirsi le porte della commissione Affari costituzionali). Il Pd, invece, medita sulla possibilità di proporre al Pdl non la presidenza del Senato ma quella della Camera. Il partito di Via dell'Umiltà non è, però, intenzionato a cedere.
Alla Camera Renato Brunetta vuole giocarsi le sue carte per l'incarico di capogruppo e sta tessendo la sua trama. In pole position, però, sembrano esserci Maurizio Lupi e Raffaele Fitto, i due nomi più graditi ad Angelino Alfano e Denis Verdini. Se questo derby dovesse salire di intensità c'è chi prevede che possa emergere un outsider. A quel punto favorita diventerebbe Mariastella Gelmini ma girano anche i nomi di Mara Carfagna e Daniele Capezzone. Di certo per quel ruolo è necessario avere figure capaci di mediare e aggregare e bisogna tenere conto del dato caratteriale. Il nome della Carfagna, peraltro, se al Senato la scelta dovesse ricadere su Nitto Palma, verrebbe speso per coprire la casella di coordinatore della Campania lasciato libero dall'ex ministro della Giustizia.

Per chi dovesse rimanere fuori, comunque, ci sono altre poltrone ambite. Al Pdl, infatti, spetterà una vicepresidenza di Camera e Senato, oltre ai posti nell'ufficio di presidenza e nelle commissioni. Ma questi successivi incastri potranno scattare soltanto dopo la scelta dei capigruppo.

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