La capriola di Pisanu: Stato e mafia trattarono ma senza ok dei politici

La capriola di Pisanu: Stato e mafia trattarono ma senza ok dei politici

RomaSulla trattativa tra Stato e mafia, negli anni delle stragi '92-'93, a Roma e a Palermo la vedono diversamente.
Ci fu ma i vertici delle istituzioni dell'epoca, al Quirinale come a Palazzo Chigi, non ne sapevano niente, dice la relazione conclusiva del presidente della commissione parlamentare Antimafia, Giuseppe Pisanu.
«Uomini dello Stato trattarono con la mafia in nome di un'inconfessabile ragion di Stato», afferma nella stessa giornata il pm Nino Di Matteo, nella requisitoria all'udienza preliminare del processo di Palermo.
Una lettura dei fatti ben diversa. Per Pisanu, il presidente della Repubblica Scalfaro e i premier Amato e Ciampi ignoravano i contatti tra i carabinieri del Ros e l'ex sindaco di Palermo Ciancimino. In base a che cosa tiene fuori i tre da questa inquietante pagina della nostra storia, mentre non difende gli ex ministri Mancino e Mannino né il generale Mori? «Hanno sempre affermato - scrive - di non aver mai sentito parlare di trattativa. Non possiamo mettere in dubbio la loro parola e la loro fedeltà alla Costituzione e allo Stato di diritto». Secondo le indagini della commissione, dunque, «tra uomini dello Stato, privi di un mandato politico e uomini di Cosa nostra, divisi tra loro e quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano» ci fu, più che una trattativa sul 41 bis (il carcere duro per i boss), «una tacita e parziale intesa». Il comportamento dei carabinieri fu «imprudente» nel cercare di imbastire con Ciancimino «una specie di trattativa». E la mafia li ha incoraggiati, «senza abbandonare la linea stragista. Però lo Stato, afferma Pisanu, «non ha interloquito ed ha risposto energicamente all'offensiva terroristico-criminale».
Eppure a Palermo Di Matteo insiste che c'è stato un «input politico», definisce «inattendibile» Scalfaro, «reticente» l'ex ministro Conso, accusa Mancino di falsa testimonianza. Per il pentito Brusca «della trattativa sapeva anche la sinistra, compresi i comunisti».
Insorge contro Pisanu Antonio Ingroia, che su quest'inchiesta ha costruito il suo lancio in politica da pm aggiunto a Palermo: «Ci sono le prove che la trattativa aveva mandanti politici e che fu portata avanti proprio per realizzare il patto politico mafioso». Per il candidato premier di Rivoluzione civile, le parole di Pisanu confermano che è giusto per lui entrare in parlamento. L'ex procuratore Antimafia Piero Grasso, candidato Pd, chiede una Commissione Stragi per la ricerca della verità. Sul ruolo di Scalfaro serve «un approfondimento», afferma il capogruppo Pdl al Senato Gasparri, perché lui e Conso «furono tra i maggiori responsabili della resa dello Stato alla mafia con l'attenuazione del carcere duro». Critica le conclusioni della Commissione Antimafia anche l'ex Guardasigilli Claudio Martelli: «Pisanu è molto severo sui carabinieri, su Mannino e su Mancino, al contrario che su Scalfaro, Amato e Ciampi».

Per l'esperto di mafia Pino Arlacchi, la relazione Pisanu «sgonfia d'un colpo il pallone dell'inchiesta della Procura di Palermo». A palazzo San Macuto delle conclusioni si discuterà martedì in Commissione, ma probabilmente il documento non sarà votato.

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