Quando vediamo una donna scaldarsi tanto per «certe» donne, ci viene sempre in mente quella battuta di Arthur Bloch «Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza». Ci riferiamo alla presidente della Camera Laura Boldrini e alla sua veemente crociata (inedita, peraltro...) in difesa di quei tocchi di carne del suo stesso sesso che troppo di frequente vengono esibiti in tv: muti e poco vestiti. A parte la solita opportunità di «difendere» chi non desidera affatto essere difeso, ci sono accorate battaglie che sembrano più delle mascherate prese di distanza. Da lì (idiozia a parte), Arthur Bloch... Strapparsi le vesti per chi ha deciso di non mettersele non significa difendere le donne, meglio la donna in quanto tale: significa essere sessiste. Significa condannare chi ha scelto, commissariare la libertà del prossimo, interdire il libero arbitrio altrui. Io, che sono diversa da te, ti spiego come (non) si fa.
Quando Laura Boldrini, in quanto donna e in quanto presidente della Camera, si congratula con la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, per aver deciso di spegnere la messa in onda di Miss Italia («ho apprezzato molto la scelta moderna e civile»), non sta affatto difendendo il suo stesso sesso. Sta mettendo se stessa al riparo da un indesiderato paragone. È come se si sentisse vittima, la presidente Boldrini, di una sorta di sillogismo al quale manca il «termine medio», che quindi verrebbe fuori più o meno così: certe donne sono nude e mute, io sono una donna, io sono nuda e muta. Che è un po' come quell'altra battuta, quel paradosso concettuale che girava al primo anno di Filosofia: i treni fumano, mio zio fuma, mio zio è un treno. Secondo la Boldrini solo il due per cento delle «signore» che appaiono sul piccolo schermo parla ed esprime pareri. Benissimo. E allora? Perché la Boldrini deve esprimere pareri al posto loro? Perché la Boldrini, che ha tanti concetti al proprio arco, deve sentirsi offesa da un genere di donna che non ha nulla a che vedere col suo genere? La disturbano le «biotte» afone della televisione, così come la innervosisce Miss Italia (anche la signora Mirigliani, se è per questo, si è innervosita sentendo le dichiarazioni della presidente) eppure la manifestazione era in voga fin dal 1939, anno in cui l'emancipazione femminile era di là da venire, di nudi se ne vedevano pochini e il massimo della trasgressione era rappresentato da un sorriso più bianco del consueto grazie alla famosa marca di un diavolo di dentifricio; la ferisce la signora della pubblicità che, sorridente, serve cotolette dorate a figli e marito già comodamente seduti a tavola («quando, nel nostro Paese, le donne smetteranno di servire?»). A parte il fatto che si dovrebbe decidere, la signora Boldrini, prima di sparare nel mucchio (allora, chi è che non tollera, le sfacciate, smutandate, emancipate o le spasmodiche della panatura, casalinghe e sottomesse o forse entrambe?) e in ogni caso dovrebbe essere talmente dalla parte delle donne da lasciar decidere alle donne cosa essere: con quanto olio di semi, con quanti vestiti, in cucina, in tv, a tavola e nel letto. C'è un solo modo di essere «colleghe», tra signore: non sentirsi minacciate da chi è altro rispetto a noi. Ci sono le presidenti della Camera, le imprenditrici, le casalinghe, le laureate, le parrucchiere, le mantenute, le starlette e ci sono perfino le escort, perché la maniera di essere donna della signora Boldrini non è l'unica maniera. Non esistono modelli femminili come modelli di democrazia, da esportare nelle incivili periferie del mondo. Se la Boldrini la smettesse di difendere le donne, le donne avrebbero qualcosa in meno da cui difendersi.
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