Carcere per i giornalisti, protesta il web

Carcere per i giornalisti, protesta il web

RomaDopo l'inciampo sulle pene pecuniarie da almeno 30mila euro (poi cancellato), stavolta il problema potrebbe arrivare dal popolo della Rete. Nel disegno di legge di modifica delle regole sulla diffamazione, in seguito alla condanna a 14 mesi di carcere inflitta al direttore del Giornale Alessandro Sallusti, spuntano alcuni emendamenti che chiedono di estendere anche ai siti internet le sanzioni previste per la stampa. Il ddl, che cancella il carcere per i giornalisti, prevedendo l'obbligo della rettifica e pene pecuniarie, andrebbe approvato entro il 26 ottobre per evitare - in base al principio del «favor rei» - la galera a Sallusti: in quella data scade infatti la sospensione della pena. È possibile che si arrivi all'ok molto prima, già mercoledì, nella commissione del Senato convocata in sede deliberante.
A complicare tuttavia il percorso potrebbero essere gli oltre 100 emendamenti presentati, che saranno discussi a partire da martedì prossimo. Un emendamento dei relatori Filippo Berselli (Pdl) e Silvia Della Monica (Pd), interamente sostitutivo del testo, prevede che le norme si applichino anche a «giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica». La rettifica - si legge - va pubblicata entro due giorni ed in caso di mancata o incompleta ottemperanza le pene vanno da 15.000 a 25.000 euro. Come pena per la diffamazione è prevista una multa da 5.000 a 25.000 euro, ma sono diversi gli emendamenti presentati su questo punto e si arrivano a prevedere multe fino a 100.000 euro. Chiti e Gasparri hanno presentato un emendamento che prevede l'obbligo della rettifica per i siti «aventi natura editoriale», ma tale obbligo è esteso al web anche in altri emendamenti di senatori di Pdl, Pd e Lega.
La notizia è già rimbalzata in rete e sono diversi i blogger, anche sui social network, a lanciare l'allarme. Il timore è che le sanzioni previste finiscano con l'impedire soprattutto alle realtà più piccole di sopravvivere. E già c'è chi parla di ritorno delle norme «ammazza-blog», sulle linea di quelle presentate nell'ambito delle iniziative legislative sulle intercettazioni, o dell'emendamento alla legge comunitaria presentato dal leghista Fava alla Camera, per qualunque soggetto interessato” e non più solo la magistratura, può chiedere ad un provider di “rimuovere contenuti online ritenuti illeciti dal richiedente” (emendamento poi abrogato). Per evitare problemi, il senatore Vita (Pd) ha presentato un subemendamento abrogativo.

«Effettivamente c'è un rischio per i blog, laddove non si fa differenza tra giornali, periodici e siti informativi - afferma Vita -. È un vecchio problema della nostra normativa, mai risolto davvero. Più in generale, è indispensabile arrivare presto ad una nuova normativa che eviti il carcere ma anche pene pecuniarie troppo alte».

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