diGentile direttore Feltri,
con riferimento all'articolo pubblicato ieri a sua firma sul diritto di cronaca e sui reati, veri o presunti, commessi da alcuni politici, la citazione che lei ha fatto di Claudio Scajola mi consente di metterla a parte di alcune brevi considerazioni.
Il Giornale è stato tra le testate meno tenere nei confronti dell'ex ministro dello Sviluppo economico che, lo ricordo, è il solo politico italiano ad essersi dimesso dal proprio prestigioso incarico senza aver neppure ricevuto un avviso di garanzia. Tale beau geste, che in Europa è prassi e in Italia eccezione, è stato percepito dall'opinione pubblica come ammissione di colpevolezza anziché come atto di rispetto nei confronti delle istituzioni. Forse anche il direttore Feltri avrebbe gradito che maggioranza e governo di centrodestra fossero stati trascinati in un Vietnam politico-giudiziar-mediatico a difesa di Scajola, anziché il gesto dignitoso di chi preferisce farsi da parte per non intralciare l'operato dell'esecutivo!
Ebbene, i quotidiani e le televisioni nel 2010 pubblicavano accuse clamorose e mirabolanti contro Scajola. Lei sa cosa è rimasto di quelle accuse? I magistrati di Perugia dopo due anni di inchieste hanno archiviato senza aver iscritto mai Scajola nel registro degli indagati. Dove sono le prove inoppugnabili e colpevolezza nei confronti di questo uomo politico? C'è un processo a Roma, aperto dopo l'archiviazione da parte della procura di Perugia, che non si sarebbe neppure dovuto aprire. Attraverso i suoi legali, Scajola si difenderà smontando il debole impianto accusatorio, ma chi lo risarcirà del profondo danno di immagine prodotta dall'indignazione per un reato mai commesso? Cosa ha scritto il Giornale a proposito delle stranezze marchiane che hanno contraddistinto l'acquisto dell'appartamento vicino al Colosseo? Eppure i segugi in via Negri non mancano.
Caro direttore Feltri, non le chiedo di riservarci la delicatezza usata nei confronti di Antonio Di Pietro nell'ultima puntata di Servizio Pubblico, ma almeno ci risparmi lo scherno e l'offesa.
Ora questa rettifica sarà pubblicata con scarsa evidenza nel giornale, ammesso che venga pubblicata, così come accade sistematicamente ogni volta che noi giornalisti scriviamo cose non vere, mezze verità, imprecisioni che falsano la percezione comune. Basterebbe questo per sollecitare non solo a lei, ma a tutta la nostra categoria, un minimo di senso di autocritica.
Cordialmente.
* Ufficio stampa - On. Claudio Scajola
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