Il presunto pistolero romanista, Daniele «Gastone» De Santis, arrestato per tentato omicidio, porto e detenzione d'arma abusiva e rissa. I suoi complici - sarebbero tre, protetti da caschi neri durante la guerriglia - ancora ricercati. Ma i pm di Roma hanno chiesto la convalida del fermo anche per i tre napoletani feriti sabato a colpi d'arma da fuoco. Arrestati pure loro, per rissa, e pazienza se il più grave dei tre, il 31enne Ciro Esposito (da ieri assistito, gratuitamente, dall'avvocato di Maradona Angelo Pisani), è ancora intubato in un letto del policlinico Gemelli, dopo l'intervento di domenica. Genny 'a carogna da Forcella, il capo ultras dei «Mastiffs», invece, è liberissimo. Pistolero e feriti oggi o domani verranno interrogati, ma stasera alle 21 Genny sarà al suo posto nella curva A del San Paolo per Napoli-Cagliari, match nel quale, comunque, non dovrebbe ricoprire un ruolo da protagonista. D'altra parte nulla osta alla sua presenza allo stadio. Gennaro De Tommaso ha scontato i due Daspo beccati nel 2001 e nel 2008, e il suo ruolo di «mediatore» dell'altra sera è ancora tutto da chiarire. I guai passati - un arresto per droga, il coinvolgimento negli scontri per l'emergenza rifiuti a Pianura, nel 2008 - sono passati, appunto, e conta solo per le suggestioni quel soprannome, 'a carogna, ereditato dal padre, Ciro, legato al clan Misso.
Eppure sul suo «operato» si concentrano le polemiche dopo la folle finale di sabato. Oltre al paventato Daspo a suo carico (potrebbe arrivare perché s'è arrampicato sulle recinzioni e perché indossava una maglietta a favore dell'ultrà catanese condannato per la morte dell'ispettore Raciti), su di lui c'è l'attenzione della procura di Roma. Che vuole capire se in quei colloqui tra Genny, Hamsik e i responsabili dell'ordine pubblico emergano o meno responsabilità penali.
La questione chiave, non solo giudiziaria, è una: c'è stata davvero, come sembrava dalle immagini, una trattativa tra istituzioni e ultrà per decidere se giocare o meno la finale di Coppa Italia? Viminale, Prefettura di Roma e lo stesso Genny 'a carogna smentiscono che lo svolgimento del match fosse l'oggetto del contendere: la vulgata ufficiale è che i tifosi volevano solo informazioni sulle condizioni del ferito e rassicurazioni che a sparare non fossero stati tifosi viola. Ma in molti insistono: all'Olimpico, l'altra sera, lo Stato ha perso la faccia.
Berlusconi stigmatizza lo «spettacolo» di uno «Stato in ostaggio dei capi ultrà», anche se il leader di Fi invita a «parlare di delinquenti», non di ultrà «che sono tifosi appassionati con degli ideali». Per il commissario europeo Antonio Tajani «è inaccettabile che un pregiudicato decida se giocare la partita». E il senatore azzurro Lucio Tarquinio chiama a riferire in Parlamento il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, al quale anche Gasparri ha presentato un'interrogazione. Si scomoda persino il Capo dello Stato. Napolitano chiede «severità» e «interventi adeguati contro i violenti», invitando le società di calcio a «non trattare con i facinorosi» e a «rompere i legami con questi aggregati che vengono chiamati tifoserie e con i loro presunti capi che si collocano nel mondo della criminalità e dell'illegalità». Se sul Daspo «a vita» per i facinorosi, il Guardasigilli Andrea Orlando spiega di voler comprendere prima «la posizione di Alfano» prima «di dare una valutazione», l'inasprimento della misura sembra imminente.
Già la prossima settimana il Cdm potrebbe varare un provvedimento che raddoppia il Daspo per i recidivi. Lo ha confermato Matteo Renzi intervistato da Bruno Vespa. Per il premier «parlare con gli ultrà è stato un errore», ma «usare questi temi a fini elettorali è vergognoso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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