Il carrozzone Abi costa quasi 50 milioni

Tagli al personale per razionalizzare le spese. Ecco chi governa il sistema del credito

Il carrozzone Abi costa quasi 50 milioni

Il «traliccio» simbolico sul quale si è issato il vertice dell’Abi, la Confindustria delle banche, si abbassa sempre più. L’annuncio delle dimissioni in blocco del presidente Mussari e degli altri sei componenti del comitato di presidenza ha sortito l’effetto sperato. L’emendamento all’articolo 27 bis del dl liberalizzazioni che cancella le commissioni sulle linee di credito e quindi svariati miliardi di margine per gli istituti diventerà solo un cattivo ricordo. Grazie alla marcia indietro di un governo non ostile.
Ma per banche i dolori non finiscono qui. Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha inviato una lettera agli istituti richiamandoli alla morigeratezza non solo sui dividendi ma soprattutto «sull’erogazione dei bonus e sull’elaborazione dei nuovi piani di remunerazione». L’ammontare complessivo dei bonus, scrive Palazzo Koch, «deve essere sostenibile rispetto alla situazione finanziaria della banca» e non deve comprometterne la patrimonializzazione.
Il ruolo di rappresentanza dell’Abi viene messo in discussione. L’organizzazione, nata nel 1919 per tutelare gli interessi del sistema e che rappresenta 1.013 associati, può tollerare che il Parlamento legiferi contro il settore del credito a sua insaputa? La risposta è ovviamente negativa.
Certo, l’Abi non è un mastodonte come Confindustria, ma ha un costo non indifferente. Secondo il consuntivo 2010, l’associazione due anni orsono ha sostenuto spese per 49,3 milioni di euro a fronte di 43,9 milioni di entrate delle quali ben 37,4 milioni sono rappresentati dai contributi degli associati. Il disavanzo annunciato di 5,4 milioni nel 2010, l’anno scorso dovrebbe essersi ridotto a poco più di un milione di euro. Segno che il taglio ai costi deciso dal presidente Giuseppe Mussari ha iniziato a dare frutti: i dipendenti sono scesi sotto le 300 unità con qualche decina di prepensionamenti e il costo del personale si è attestato attorno a 27 milioni di euro (a cui si aggiunge un milione circa per le consulenze). Ridimensionate sia la controllata Pattichiari (iniziative per la trasparenza) che Bancaria Editrice. Le società partecipate sono sempre una ventina: oltre ad Abi Acquisti, Abi Servizi, Abi Energia c’è anche il 14,2% del Fondo italiano di investimento, dedicato alle pmi.
Mussari - che si appresta a essere eletto per un altro mandato biennale - ha sfoltito i costi dell’apparato (che consta di 4 direzioni e tre servizi). Ma soprattutto le grandi banche ora gli chiedono un passo avanti.

In primo luogo, maggiori sforzi affinché il sistema creditizio non sia dipinto dai media come una «macchina mangiasoldi». E, ultimo ma non meno importante, evitare nuovi incidenti come l’emendamento-Fioroni mentre al governo siede un ministro come Corrado Passera che fino a pochi mesi fa sedeva accanto a Mussari nell’esecutivo Abi.

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