Casini lancia la scalata alla lista Monticarlo

Il Prof sperava di avere più voti dell'Udc, ma rischia di prendere ordini e deve scendere a compromessi sulle candidature

Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini

Roma E se il «discepolo» superasse il «maestro»? C'è questo fondato rischio e se ne discute vivamente a via Properzio, nel cuore della Roma umbertina, dove ha sede il think tank chiamato a elaborare le liste elettorali per Monti e per i suoi alleati. Gli ultimi sondaggi danno la lista civica in un drammatico testa a testa con quella dell'Udc. Quindi, a rigor di logica, ci si potrebbe trovare, il 26 febbraio prossimo, con l'inedito sipario di un Professore costretto a prendere ordini da Pier Ferdinando Casini. Dietro questo scenario (possibile, anzi probabile) si agitano - e tanto - le acque di una coalizione tanto eterogenea quanto frizzante. Monti sbandiera ai quattro venti il suo verbo dell'antipolitica, ma al suo fianco si fa scortare dai paladini, o meglio i vessilli, del vecchio che avanza. Gianfranco Fini (Fli) e il sopracitato Casini (Udc), vengono da lontano. Erano già uomini fatti al tempo della prima Repubblica, figurarsi se possono essere definiti come il nuovo. E un virtuoso rappresentante della società civile come Andrea Olivero, già presidente delle Acli, lo ha detto chiaro e tondo. «Difficile immaginare un'alleanza con Fini - ha spiegato Olivero davanti alle telecamere di Repubblica Tv lo scorso 17 dicembre, quindi ben prima che Monti sciogliesse la riserva sulla sua discesa in campo - La sua cultura politica è molto distante dalla mia. D'altronde le culture politiche non si fanno né si disfano con una stretta di mano». E nemmeno le campagne elettorali sul territorio si improvvisano dal giorno alla notte.
Servono uomini e attivisti che da sempre conoscono e riconoscono il proprio elettorato. E i giovani dell'Udc come quelli di Generazione futuro (Fli) hanno rivendicato con forza questo ruolo chiedendo ai rispettivi leader di difendere con orgoglio la loro quota nella lista unica per Palazzo Madama. Per la costituzione della lista unica del Senato, che Il Giornale ha ribattezzato Lista Monticarlo (vedi foto) i giochi sono ancora aperti. E quindi la battaglia infiamma. Casini ha dimostrato chiaramente la sua forza mettendo fuori gioco Passera, blindando la candidatura di Lorenzo Cesa e arruolando il ministro tecnico Mario Catania capolista in Sicilia.

Il fatto che si tratti del ministro dell'Agricoltura (dicastero bocciato anni fa da un referendum popolare), da sempre ottimo bacino elettorale, la dice lunga sulla sagacia di Casini. In fin dei conti il pupillo di Arnaldo Forlani nella vituperata Dc degli anni Ottanta, è stato il primo e più entusiasta sostenitore del governo dei tecnici. E chissà che fin dal novembre del 2011 non abbia partorito il sogno di un ritorno a Palazzo Chigi grazie allo «strumento» montiano. Da un lato, quindi, c'è la società civile che ostenta regole e primati ma incapace, poi, di muoversi con scioltezza nel mondo della propaganda. Tanto che lo stesso Olivero e Andrea Riccardi non sono riusciti a convincere gli inquilini d'Oltretevere a dare la benedizione richiesta. Dall'altro ci sono due leader come Casini e Fini, veterani della lotta politica e del consenso «territoriale». Non è un caso se ieri sera Monti a sorpresa abbia visto i leader dei due partiti a Montecitorio per discutere di liste e dei «paletti» da mettere ai candidati in quelle collegate al premier, comprese Udc e Fli alla Camera, che non dovrebbero avere alle spalle più di tre legislature (finora si era parlato di massimo due).

E non è un caso che

alla prima domanda rivolta a Monti su Twitter su questo tema scottante la risposta sia stata debole (ma significativa per la sua vaghezza): «Voglio alleare la società civile e donne e uomini in politica scelti con rigore».

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