Casini piange sul latte versato: "Stare con Monti scelta errata"

Il leader Udc ammette i propri errori e spera in un accordo tra Pd e Pdl per riuscire a rientrare in gioco. E si propone come "collante" in chiave anti grillina

Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini

Che le ultime scelte fatte dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini siano un totale fallimento, lo dimostra la clamorosa batosta con cgui gli italiani lo hanno voluto "premiare" non solo per aver sponsorizzato Mario Monti alla guida di un governo tecnico, ma per averlo proposto per un bis a Palazzo Chigi. Dopo tredici mesi di nuove tasse e misure di austerity, gli elettori hanno detto "basta" a una politica recessiva e distruttiva. Così, hanno mandato in pensione il laeder del Fli Gianfranco Fini e relegato in un angolo Casini che adesso piange sul latte versato e ammette di aver fatto qualche errore di valutazione.

Le forze centriste sono ormai politicamente poco importanti. Monti ha cannibalizzato sia Casini si Fini. Tanto che il leader centrista non ha fatto la fine del presidente della Camera solo per un soffio. L'ultima tornata elettorale è stato un vero e proprio fallimento. Lo dicono i numeri, lo dicono le preferenze. A quanranta giorni da quel pasticcio, Casini rilascia un'intervista al Corriere della Sera per ammettere i suoi errori. Dopo aver rifiutato la mano tesagli da Silvio Berlusconi per formare un grosso polo di centrodestra che desse voce all'elettorato moderato, il leader dell'Udc aveva infatti preferito puntare tutto sul premier uscente. Non contento degli errori fatti dai tecnici in tredici mesi di governo, aveva così riproposto il Professore alla guida del Paese. "Non sono deluso da Monti, ma da una scelta cui anche io ho concorso e che si è rivelata sbagliata - ha spiegato Casini ad Aldo Cazzullo sulle pagine del Corsera - abbiamo cambiato noi stessi i connotati di Monti: da servitore dello Stato, da Cincinnato che era, abbiamo pensato potesse essere l’uomo della Provvidenza per l’affermazione del centro". Accortosi degli errori fatti, vuole tuttavia avviare una nuova stagione che porti l'Udc a schierarsi. Con chi? Impossibile dirlo. Nella "migliore" tradizione centrista, infatti, Casini propone senza delineare chiaramente la sua proposta: "Misureremo le alleanze sul grado di affinità che avremo nel processo costituente". Insomma, di volta in volta le alleanze potrebbero cambiare, a seconda della convenienza. Proprio come è stato fino ad ora.

Per quanto riguarda l'attuale situazione politica, Casini auspica un patto tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi per "rimettere in moto la politica" che "davanti all’Italia vera è in un ritardo inammissibile". "Il bipolarismo che io ho sempre combattuto è stato messo in crisi non dall’irruzione dal centro, ma dall’esplosione di Grillo. Un fenomeno che unisce tante cose: antipolitica, invidia sociale, giusto bisogno di partecipazione, il senso dei giovani di una mancanza di futuro", ha continuato secondo cui "alla prima scelta che il movimento fa, si spacca". Nell'idea di Casini c'è, infatti, l'ipotesi di una governo di grande coalizione: qualora Berlusconi e Bersani riuscissero a trovare un accordo, anche i centristi proverebbero a contrattare il proprio appoggi. "Oggi la sfida non è più tra destra, centro e sinistra, ma tra un’idea della democrazia rappresentativa che si vuole conservare e un’idea della democrazia diretta via Web, che porta alle drammatiche contraddizioni di parlamentari scelti on line con 50 voti, che arrivano a Roma convinti che la perestrojka l’abbia fatta Stalin", ha continuato Casini inquadrando l'Udc come "il collante di chi ritiene che la partita sia tra populismo e difesa della democrazia rappresentativa". "In questo senso si deve affrontare la sfida del Quirinale e del governo", ha concluso il leader centrista. Da qui l'appello finale: "Capisco che per i militanti di sinistra pensare di sostenere un governo con il Pdl sia un pugno nello stomaco; lo stesso vale per gli aficionados che vanno in piazza con Berlusconi.

Ma se noi vogliamo vincere questa sfida dobbiamo fare un percorso limitato nel tempo, di uno o due anni, affidato a un governo che prenda i provvedimenti più urgenti per l’economia e faccia le riforme indispensabil".

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