Tre dei quattro agenti condannati per l'omicidio di Federico Aldrovandi dovranno scontare sei mesi di carcere. Erano stati condannati a 3 anni e 6 mesi, ma per effetto dell'indulto è arrivato lo sconto. Lo ha stabilito il tribunale di sorveglianza di Bologna, respingendo la richiesta della difesa di affidamento ai servizi sociali o domiciliari. «Non si sono mai pentiti-scrivono i giudici. Non un gesto anche solo simbolico nei confronti della vittima o dei suoi familiari». Per il quarto poliziotto condannato, la sentenza arriverà tra circa un mese perché l'udienza è stata rinviata per un difetto di notifica.
I tre agenti, assieme al collega Enzo Pontani, sono stati condannati per eccesso colposo nell'omicidio di Aldrovandi, (lo avrebbero picchiato), il giovane morto nel 2005 a Ferrara, dopo essere stato fermato dalla polizia per un controllo al rientro da una festa. «È l'atto finale di un percorso che non poteva avere, secondo giustizia, meta diversa», commenta Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Aldrovandi.
Contattata al telefono dall'Ansa, la madre del ragazzo ha definito la sentenza «un altro passo nella direzione giusta e un altro pochino di giustizia che arriva per Federico». «Credo - ha aggiunto - che il carcere sia una cosa giusta. Chi ha ucciso una persona merita la pena maggiore». L'auspicio, ora, è «che lo Stato si dissoci da loro. La Polizia non li merita, nessuno di noi li merita».
Segatto è ora addetta alla squadra passaporti e vigilanza portuale a Venezia; Pollastri è alla vigilanza alla questura di Vicenza; mentre Forlani, in servizio alla polizia di frontiera di Tarvisio-Udine, è in aspettativa per malattia subito dopo la condanna in Ccassazione.
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