Caso Almasri, il ministero sta con Bartolozzi. Ma la sinistra parte all’assalto: “Dimissioni”

Ancora una volta le opposizioni cercano di cavalcare l'onda giustizialista contro il governo per tentare di destabilizzarlo

Caso Almasri, il ministero sta con Bartolozzi. Ma la sinistra parte all’assalto: “Dimissioni”
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Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del dicastero della Giustizia, è stata iscritta nel registro degli indagati per il reato di false informazioni al pubblico ministero. Secondo gli inquirenti la sua versione sul caso Almasri "è da ritenere sotto diversi profili inattendibile e, anzi, mendace" e sarebbe "intrinsecamente contraddittoria". Le opposizioni sono partiti all'attacco ma il ministero guidato da Carlo Nordio fa quadrato attorno al suo dirigente.

Quest'oggi in via Arenula si sono tenute due incontri in concomitanza con la diffusione della notizia: Bartolozzi ha prima visto il Guardasigilli, poi ha incontrato i due sottosegretari per una riunione già prevista e riguardante altri temi. Secondo fonti accreditate del ministero della Giustizia, la linea di Nordio in merito all'indagine su Bartolozzi resta quella di fare quadrato attorno alla sua capo di gabinetto, così come il ministro aveva già fatto intendere nelle scorse settimane. Secondo quanto trapela, sul punto "non c'è alcuna preoccupazione" e viene ribadita la "massima fiducia". Il ministro della Giustizia con una nota ha espresso la "piena e incondizionata solidarietà al mio Capo di Gabinetto. La dottoressa Giusi Bartolozzi, infatti, ha sempre agito nella massima correttezza e lealtà, informandomi tempestivamente ed esaurientemente delle varie fasi della vicenda Almasri e di tutti gli aspetti ad essa relativi. Sulla base di questi ho fondato le mie valutazioni". Ma da sinistra, ancora una volta, usano un caso giudiziario per tentare l'assalto al governo e da gran parte dell'arco parlamentare di opposizione si sono alzate le voci che chiedono l'uscita di Bartolozzi dal ministero.

"Chiediamo con forza un passo indietro immediato e un’assunzione di responsabilità da parte del governo. La giustizia non può essere amministrata da chi è a sua volta sotto inchiesta per fatti così gravi. E non si evochi il garantismo perché qui stiamo parlando di precondizioni essenziali per assumere e svolgere ruoli così importanti", ha dichiarato la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani. "Lasciare al loro posto i vertici del Ministero della Giustizia significa trasformare il cuore dello Stato di diritto in un carrozzone fondato su amichettismo e opacità. Quanto sta accadendo a via Arenula è la plastica fotografia di come la destra riduce le istituzioni, piegandole a logiche di potere invece che a principi di legalità e trasparenza", è la conclusione di Serracchiani. Il presidente del M5s Giuseppe Conte ha dichiarato che "mina la credibilità dell'Italia: nel tempo ha contribuito a edificare, a costruire, il diritto internazionale umanitario e l'ha calpestato con questa operazione".

Secondo Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, "l'iscrizione di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro Nordio, per falsa testimonianza (art. 371 bis c.p.) è un fatto di enorme rilievo politico e istituzionale. Il ministro Nordio è totalmente coinvolto in questo scandalo e ora anche il suo capo di gabinetto. Il caso Almasri rischia di diventare il Watergate italiano". La senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva, ha dichiarato che "noi siamo garantisti, la vicenda è tutta politica. Il governo ha mentito sul caso Almasri, vengano a dire la verità.

Il governo deve riferire al Parlamento, dire cosa è davvero accaduto, smettere di attorcigliarsi nei cavilli, e fare una operazione di massima trasparenza nei confronti del Paese. Mandare a casa un torturatore con un volo di Stato è qualcosa di indecoroso, su cui va necessariamente fatta chiarezza".

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