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Caso Belsito, dalle casse prelevati 200mila euro per i figli del Senatùr

Aperta la cassaforte di Belsito. I pm contro il cassiere: "Soldi pubblici a Bossi". Prelevati fino a 300mila euro per il sindacato della Mauro. PERQUISIZIONI Milano - Napoli - Reggio Calabria

Caso Belsito, dalle casse prelevati 200mila euro per i figli del Senatùr

Oltre 200mila euro per le spese personali dei figli di Umberto Bossi. Altri 300mila euro per le spese del SinPa, il sindacato padano fondato da Rosi Mauro. Sono queste, secondo alcune indiscrezioni, le somme prelevate da Francesco Belsito, l’ex tesoriere indagato dalla procura di Milano per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato, dalle casse della Lega Nord. Prosegue l'indagine delle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria sul conto dell'ex tesoriere, mentre il Carroccio fa quadrato: dopo le accuse di ieri oggi La Padania titola in questo modo: "Allungano le mani su Bossi per fermare un popolo". E la polemica sul caso giudiziario diventa inevitabilmente politica.

La segreteria politica della Lega Nord

Si è conclusa poco dopo le 19, dopo circa quattro ore, la riunione della segreteria politica della Lega. Un incontro iniziato con il gruppo dirigente al completo ma che, dopo le 17.30, si è svolto senza Bossi, che ha lasciato via Bellerio attorno alle 17.30, senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. Nessuna spiegazione ufficiale è stata fornita sulla sua assenza in un momento così delicato per la vita del movimento, all’indomani della notizia dell’inchiesta. L’uscita anticipata del Senatùr ha suscitato interrogativi tra gli addetti ai lavori. Tra le ipotesi che sono circolate, un impegno improrogabile preso in precedenza. Ma c’è anche chi ha ipotizzato una possibile convocazione, che non ha avuto però riscontri, a Palazzo di Giustizia, dopo che in giornata è stata interrogata la sua segretaria. Infine, una possibile interruzione dei lavori per motivi più strettamente politici. Quel che è certo, è che non si ricordano riunioni della segreteria politica abbandonate a metà seduta da Bossi. Tra i dirigenti, per ora, bocche cucite sull’esito dell’incontro. Quel che appare certo è che le decisioni riguardanti il caso Belsito verranno prese domani dal Consiglio federale, anticipato a giovedì per l’occasione. Verranno probablimente formalizzate le dimissioni offerte dall’amministratore finito sotto inchiesta e nominato il nuovo tesoriere, scelto tra "autorevoli personalità". L’ipotesi, ventilata in queste ore, che Bossi possa rimettere le sue dimissioni in Consiglio federale viene liquidata quasi come "fantapolitica" da chi frequenta le stanze di via Bellerio. Ma nessuno è disposto ad escluderla del tutto.

Le somme prelevate da Belsito

Secondo le prime indiscrezioni, Belsito avrebbe prelevato dalle casse del partito oltre 200mila euro per le spese personali dei figli di Umberto Bossi. Non solo. L'ex tesoriere avrebbe prelevato dalle casse del Carroccio anche tra i 200 e i 300mila euro per le spese del SinPa, il sindacato padano fondato da Rosi Mauro.

La cassetta di sicurezza di Belsito

La documentazione nella cassaforte di Belsito è stata sequestrata. L'apertura è stata disposta dai pm di Napoli e di Milano. Secondo i magistrati, i documenti sono "utili per l'indagine". Nella cassaforte, che si trova in un ufficio in via Poli 13, appartenente alla Camera dei Deputati, è stata trovata documentazione contabile che "si presenta utile al prosieguo dell’indagine", come ha spiegato il procuratore aggiunto di Napoli Francesco Greco, che coordina le indagini svolte dai pm Curcio, Piscitelli e Woodcock. Il sequestro è stato eseguito dai carabinieri del Noe e dalla Guardia di Finanza.

L'interrogatorio di Paolo Scala

Il verbale dell’interrogatorio di Paolo Scala, il promotore finanziario accusato di appropriazione indebita e riciclaggio, è stato secretato. Il suo legale, al termine dell’interrogatorio, ha spiegato che la posizione del suo assistito è "molto delicata e la situazione è complessa". Stando a quanto riportato nel decreto di perquisizione eseguito ieri dagli uomini della Guardia di Finanza anche a suo carico, Scala sarebbe stato il "promotore finanziario di fiducia del gruppo Bonet abilitato ad operare sui mercati esteri e specializzato nella gestione di articolate operazioni finanziarie portate a compimento a Cipro e in Tanzania". Operazioni attraverso le quali complessivamente sarebbero stati movimentati circa 6 milioni di euro.

Renzo Bossi: "Mai preso soldi"

"Sono sereno, non ho mai preso soldi dalla Lega, né in campagna elettorale e neppure adesso da consigliere regionale", ha detto Renzo Bossi. "Come tutti i miei colleghi - ha detto - do una percentuale al movimento e come tutte le persone mi pago le spese della macchina e vivo in affitto". Bossi Jr ha aggiunto di avere "fiducia nella giustizia, perché so che di soldi non ne ho presi dalla Lega e quindi a ogni domanda verrà data la giusta risposta".

Lavori a Gemonio quando papà era in ospedale

Poi Renzo Bossi fa una precisazione: "Anche la mia famiglia di soldi dalla Lega non ne ha mai presi, per esempio deve finire ancora di pagare la ristrutturazione della casa di Gemonio, perché i lavori sono stati fatti quando papà era ancora in ospedale", nel 2004.

I bilanci della Lega non sono opachi

"Non ci sono bilanci opachi e il Consiglio federale è a conoscenza di tutti quelli che sono i bilanci", sottolinea Renzo Bossi. "Ci sono i bilanci, c’è un Consiglio federale -spiega Bossi junior- e ci sono i probiviri che hanno il potere di controllo sull’amministratore della Lega. Non è che l’amministratore ha sempre fatto quello che voleva -aggiunge- perché è sempre stato controllato per cui di bilanci opachi non ce ne sono. C’è un Consiglio federale - insiste Renzo Bossi - che è a conoscenza di quelli che sono i bilanci della Lega e di tutti gruppi regionale e parlamentari che la Lega ha".

Rosi Mauro: "Accuse infondate"

"Smentisco categoricamente tutte le notizie riguardanti la sottoscritta riportate dalla stampa", afferma in una nota, la senatrice della Lega e vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, precisando che "le accuse nei miei confronti e nei confronti del sinpa, il Sindacato padano che ho contribuito a fondare e che mando avanti con assoluta serietà e trasparenza, sono del tutto infondate".

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