Il collegio del Garante della privacy prende posizione sul caso Fanizza. Il componente Agostino Ghiglia è intervenuto sulla mossa di “Report” di diffondere la registrazione dell’intervento dell’ex segretario generale dell’authority nell’assemblea dei dipendenti - in cui afferma di essere stato “responsabilizzato dal collegio” sulle indagini tra i dipendenti per la fuga di notizie - e ha puntato il dito contro la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci.
"Il Collegio del garante per la privacy, ha dato mandato a Fanizza di fare un'indagine interna per far emergere eventuali responsabilità per la fuga di dati, ma ovviamente attraverso attività lecite e legali, non c'è quindi nessuna contraddizione. Report vuole forzare la verità": l’analisi tranchant di Ghiglia, che ha ribadito la linea espressa subito dopo il passo indietro dell'ex segretario generale. Poi il componente del collegio si è soffermato sulla causa delle dimissioni di Fanizza: "Si è dimesso perchè ha fatto un errore molto grave inviando una lettera con richieste di cui il collegio era all'oscuro, e che erano illecite perchè violavano proprio quella privacy che l'autorità protegge".
"Però, come abbiamo scritto anche nel nostro comunicato, è vero che Fanizza aveva un mandato, quello di capire se c'era stata una possibile infiltrazione di dati e comunicazioni riservate, ma da portare avanti secondo quanto consentito dalla legge" ha aggiunto ancora Ghiglia: "Della lettera inviata dal segretario ai dipendenti abbiamo appreso solo in corso di assemblea, non un momento prima, e del resto se ne fossimo stati a conoscenza l'avremmo impedita perchè non avremmo mai consentito un'attività illecita, nei confronti di chiunque ma tantomeno e soprattutto, vorrei dire, nei confronti dei dipendenti che godono della massima fiducia da parte nostra".
Ghiglia ha poi posto l’accento sulla perplessità del personale dell’authority: "Ma è chiaro che se non so una cosa e mi vedo piombare una lettera con richieste illecite, non sapendo che il collegio era all'oscuro, mi può venire il sospetto che non lo fosse. Insomma è una vicenda surreale". Poi una battuta sulla richiesta di dimissioni: "Io non ho nessun motivo per dimettermi, quella parte della politica che reclama indipendenza e poi vuole che ci dimettiamo è assolutamente in contraddizione, se siamo indipendenti tali rimaniamo. Non possiamo dimetterci sotto la pressione di Report, perchè una trasmissione ci ha preso di mira. È chiaro che ci tuteleremo nelle sedi opportune ma senza clamore.
L'autorità è un'istituzione seria e si deve difendere da queste notizie surreali, anzi mistificate, perchè c'è un pezzo di vero che poi si stravolge. Ho scritto tre libri sull'educazione digitale e questa si chiama truth bending, ovvero un modo piegare la realtà ai propri fini".