Milano«Napolitano non mi ha mai chiesto quel documento, ero io che, in quegli incontri con il presidente, volevo dimostrare che il declino per il nostro Paese non era inevitabile». Parla di incontri, al plurale, Corrado Passera, l'ex ministro montiano che nella primavera 2011, da amministratore delegato di Banca Intesa San Paolo, fu tra le persone interpellate da Napolitano per preparare un governo di «salvezza nazionale», guidato da Monti, che prendesse il posto dell'esecutivo Berlusconi. In quegli «incontri» Passera, poi chiamato a guidare il ministero dello Sviluppo economico e le Infrastrutture, presentò a Napolitano i suoi «Appunti per un piano di crescita sostenibile per l'Italia» elaborato in un mese di lavoro dall'ufficio studi della banca.
È uno degli episodi raccontati da Mario Monti ad Alan Friedman, nel suo Ammazziamo il gattopardo (Rizzoli), e che hanno aperto un caso sulle manovre riservate del Quirinale in quelle settimane difficili, mettendo in difficoltà lo stesso Napolitano. Forse più di quanto si aspettasse Monti, che il giorno dopo ha leggermente modificato la sua versione. E per questo l'ex editorialista del Corriere, lanciato alla premiership anche grazie al sostegno del quotidiano di via Solferino, adesso viene trattato in malo modo proprio lì, nella sala della Fondazione Corriere della Sera, presenti tutti i vertici. «Monti ha cercato di rimangiarsi le sue parole in modo poco efficace, ma è difficile smentire un video» lo bacchetta Friedman alla presentazione del sui libro, senza trovare dissensi sulla reprimenda dell'ex premier.
Seduti a fianco a lui ci sono Paolo Mieli presidente di Rcs Libri, il direttore Ferruccio De Bortoli, Pippo Civati e Corrado Passera, ex montiano prossimo a lanciare, a fine febbraio, un suo movimento politico molto lontano dalle ricette del governo Monti, e a quanto pare anche dalle ricette di Passera stesso contenute nel documento portato dal banchiere al Colle nel 2011 (lì c'erano Ici, Iva e 85 miliardi di patrimoniale, ora Passera dice che introdurre nuove tasse «non sarebbe di buon senso»).
La tempistica del libro, che esce in piena febbre da staffetta Renzi-Letta, e dunque sembra indebolire le difese del Colle, può sembrare sospetta «solo a qualcuno in malafede, o a un cretino. O a un cretino in malafede» dice invece Mieli. «La preparazione di un libro è un lavoro che richiede mesi, si decide il giorno dell'uscita con molto tempo d'anticipo, pensare a un'operazione a orologeria significa non capire nulla». Il presidente di Rcs ce l'ha anche con chi come Carlo De Benedetti - fa un'obiezione diversa: «Quelli che dicono ma tanto già si sapeva. Ma se si sapeva allora perché se ne parla da giorni? Certo le elite lo sapevano, le élite sanno tante cose, ma il nostro compito è rendere pubbliche le informazioni».
Insomma nessuna operazione di sabotaggio di Letta e tantomeno di Napolitano per lanciare Renzi. «Meno male che abbiamo avuto Napolitano» dice il direttore De Bortoli. Civati ricorda un passaggio del libro molto critico su Napolitano, «il cui progetto è fallito». Il pericolo all'orizzonte semmai è un Matteo-pardo, cioè un Renzi che si fa inglobare nella tela gattopardesca, dove tutto cambia (il premier) ma nulla cambia. La critica al Quirinale è implicita, anche se velata dal bon ton istituzionale del Corriere. Che l'aria tiri da un altro verso, quello del sindaco fiorentino, lo si capisce però da molte cose. Dalle ironie con cui vengono commentate le notizie in tempo reale sul nuovo programma di governo appena presentato da Enrico Letta, «c'è dentro di tutto, dallo ius soli ai matrimoni coi gatti» ironizza Mieli (risate in sala), alla presa di distanza dal governo Monti, anche da parte di Passera (a parte i primi mesi, dove «si è lavorato bene»). E al vecchio apparato Pd, ormai risolto in macchietta. Come il D'Alema intervistato da Friedman, nella sua tenuta in Umbria, dove l'ex premier diessino coltiva la vigna.
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