RomaNon c'è solo Dominique Appleby. Sono più di sette, spiega Franco Coppi, le «nuove» testimonianze sulla base delle quali Silvio Berlusconi vuol chiedere la revisione del processo Mediaset. E le altre, aggiunge Niccolò Ghedini, sono anche più importanti dell'affidavit dell'ex dirigente del gruppo Agrama anticipato lunedì dal Cavaliere. In particolare, quelle della rogatoria internazionale arrivate alla procura di Milano da Hong Kong. Il professore e il deputato, ambedue difensori del leader di Fi, nella sala stampa estera spiegano come intendono dimostrare l'innocenza del Cav. «Per noi avvocati - sottolinea Ghedini - questo è più importante della decadenza da senatore». Le migliaia di carte in cinese e inglese vanno tradotte e studiate con cura, con quelle svizzere e irlandesi. Solo alla fine, spiega Coppi, si deciderà se e come presentare l'istanza di revisione alla Corte d'Appello di Brescia. Servirà qualche mese, perché la domanda dev'essere «seria e robusta».
Intanto, oggi vota il Senato e la probabile decadenza di Berlusconi sarà «irreversibile». Non si potrà tornare indietro se la revisione del processo sarà accolta e ribalterà la sentenza della Cassazione, insiste Ghedini. Né se sarà accolto il ricorso Ue sulla retroattività della legge Severino.
La dichiarazione giurata della Appleby ieri è stata trasmessa ai pm di Milano, che potrebbero ascoltarla nel processo Mediatrade, dove Berlusconi è stato prosciolto con due sentenze confermate in Cassazione. La testimonianza, dicono i legali del Cav, «per noi è attendibile, ma è bene che anche la procura faccia approfondimenti». Direttamente la Appleby non l'hanno «mai vista né sentita», hanno solo avuto contatti via mail con i suoi avvocati. Per quella Mediaset, Coppi preferisce parlare di «sentenza sbagliata» che di «persecuzione». E con Ghedini dice di non credere al «complotto architettato da Napolitano».
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