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Caso Riccardi, i falchi del Pdl vogliono sfiduciare il ministro

Caso Riccardi, i falchi del Pdl vogliono sfiduciare il ministro

RomaIl fuorionda «antipolitico» del ministro della Cooperazione Andrea Riccardi lascia il segno. E fa scoppiare la rivolta nel gruppo del Pdl al Senato. È l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma a raccogliere le firme di 46 senatori per presentare una mozione di sfiducia individuale nei confronti di Riccardi, all’indomani delle sue esternazioni su «Alfano che voleva solo creare il caso» e la «politica schifosa». Un affondo che vede ora il capogruppo Maurizio Gasparri e il suo vice Gaetano Quagliariello impegnati a mediare e ricucire la situazione
Nella lettera, inviata proprio a Gasparri, Nitto Francesco Palma compare come primo firmatario, insieme ai senatori Bruno Alicata e Luigi Compagna. Ci sono poi molti che provengono dalle file di An come Domenico Gramazio e Luigi Ramponi. Nella lettera si ricorda la «lealtà, amicizia e fiducia nei confronti del Pdl» che li ha indotti ad «estendere tale lealtà, amicizia e fiducia anche al governo in carica e a tutti i suoi componenti». «Ma all’indomani di esternazioni del ministro Riccardi a dir poco scomposte e sguaiate, ci sembra - sostengono i firmatari - che il ricorso alla mozione individuale di sfiducia nei suoi confronti sia diventato gesto necessario e urgente».
«Può darsi - continua la missiva - che lo strumento regolamentare sia discutibile, può darsi che le scuse del ministro Riccardi siano apprezzabili, ma per evitare che un governo del quale faccia parte il professore in oggetto abbia la nostra fiducia ci è parso imprescindibile puntare su un’iniziativa ad hoc del nostro gruppo». In ogni caso, ribadisce Palma, «non è assolutamente in discussione la fiducia al Governo Monti verso il quale la nostra lealtà e la nostra disponibilità sono garantite da Berlusconi e Alfano». Monti «sin dal suo discorso di insediamento - ricorda il senatore del Pdl - ha affermato il massimo rispetto del Governo per la centralità del Parlamento. E il Parlamento è la politica».
La gaffe di Riccardi viene letta come il segno tangibile di un sentimento di superiorità senza legittimazione nutrito dai tecnici che in tanti, dentro il Pdl, non sono più disposti ad accettare. Nel partito il confronto tra falchi e colombe sul caso Riccardi è acceso. Una situazione che fa scattare l’allarme rosso nell’esecutivo con il ministro che - pare sollecitato in tal senso anche dallo stesso Monti - dopo aver presentato le sue scuse la sera prima, torna a dettare parole di pace nel tentativo di svelenire il clima. «Quando sarò a Roma leggerò questa lettera con molta attenzione perché quello che viene dal Senato, nello spirito di questo governo, è molto importante. Abbiamo grande rispetto per le attività parlamentari e i parlamentari. Con Alfano ho un rapporto sereno e sincero da tempo. Non vorrei parlar ancora del non parlato». Parole di pace che vengono accolte con piacere da parte dei firmatari.
Maurizio Gasparri rinvia la questione alla discussione con i vertici del partito: «È una lettera, non è una mozione. Valuteremo la questione con Alfano e lo stato maggiore del partito, non c’è un automatismo. Credo che ci siano gli spazi per il chiarimento. Le parole di Riccardi sono state grandemente sbagliate. Il ministro ha detto una cosa molto sgradevole ma capisco che è incappato in un fuorionda. È successo anche a me ma il ministro si è scusato. Mi ha preoccupato di più l’incontro di mercoledì del ministro Severino, una cosa politicamente grave». Più duro Gaetano Quagliariello. «Dobbiamo chiedere rispetto per la politica.

Sappiamo distinguere tra un’affermazione e un fuorionda ma non è possibile che chi usa la nostra forza e responsabilità disprezzi quello che siamo e quello che rappresentiamo». Franco Frattini, invece, invita alla pace. «Riccardi si è scusato per quella frase infelice e sbagliata. Chiudiamola qua».

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