Casta al contrario: il caffè è più caro ma solo per i politici

Ritoccato il listino prezzi alla buvette del Pirellone. Giornalisti e visitatori pagano meno dei consiglieri

Casta al contrario: il caffè è più caro ma solo per i politici

Tempi difficili per la politica, con il Pd invischiato nella strategia del «doppio binario» per i rapporti col Pdl e Regione Lombardia alle prese con il «doppio listino». Niente a che vedere con quello tanto contestato che portò l'igienista dentale Nicole Minetti direttamente sui banchi dell'aula senza bisogno di fare campagna elettorale e con gran fiorire di polemiche. Perché qui si tratta di brioche, panini e cappuccino alla buvette del consiglio che l'ufficio di presidenza appena insediato ha deciso di moralizzare, abolendo di botto tutti i privilegi per consiglieri e assessori. Un nuovo capitolo del «dagli alla casta» che ha visto lievitare il prezzo del caffè dai 68 centesimi all'euro pieno. Un euro e 10 centesimi per quello d'orzo, da 0,72 a 1,20 il decaffeinato e the da 0,76 a 1,80. Cioccolata da 1,50 a 2,20, quasi raddoppiate le birre estere in lattina da 1,90 a 3,60, frutta (al pezzo) da 0,80 a 1,85. E poi il caro sfilatino: 3 euro e 50 per il panino al prosciutto, con un aumento secco di 1,30 rispetto ai 2 euro e 20 centesimi della scorsa legislatura. Piadina farcita da 2,46 a 4,50 e focaccia bresaola e formaggio da 3,80 a 4,50.

Ma la cosa bizzarra è che a pagare il «prezzo politico» (in questo caso maggiorato) saranno solo consiglieri e assessori. Perché, invece, dipendenti della Regione, visitatori, ospiti, autorità e faccendieri vari che bazzicano i locali adiacenti all'aula, potranno ancora usufruire dello sconto. Compresi i giornalisti che dopo aver indossato il saio per condurre le campagne di moralizzazione, potranno continuare a bere il caffè a 0,68. Anche se il luogo non è il più adatto allo svolgimento della professione, dato che un altro bizzarro regolamento del consiglio regionale lombardo vieta che al bar si facciano interviste, fotografie e riprese televisive. La paura che magari con un grappino il politico canti di più? No, solo un retaggio degli assalti alla Minetti che fra le non molte tracce lasciate nei sue due anni di legislatura, annovera proprio queste norme anti paparazzi.

Tornando al doppio listino, il regolamento stabilisce che la società che aveva firmato un contratto con i prezzi low cost, dovrà consegnare all'ufficio di presidenza gli euro incassati in più che saranno destinati a un «fondo di solidarietà». Anche se sembra che al momento la contabilità del doppio scontrino stia creando qualche difficoltà.

Ma non è tutto. Perché anche la vita degli assessori nei tempi della spending review si è fatta piuttosto dura. Non solo niente auto blu, ma nemmeno un autista che qualunque società privata concede ai suoi dirigenti per raggiungere gli appuntamenti di lavoro. «Missioni» si chiamano in Regione e per essere accompagnati bisogna fare domanda per tempo e sperare nella concessione.

Paradossale anche la dotazione dell'I-Pad privo di scheda per la connessione. «Ma il palazzo è dotato di wi-fi e dunque collegamento gratuito», si è sentito rispondere un nuovo assessore.

«Peccato che io - ha risposto l'interessato facendo ricorso a un briciolo di buon senso - quando sono in ufficio possa usare il computer fisso. È proprio quando esco che ho bisogno della connessione». Niente da fare. Quella se la dovrà pagare. Così come il caffè a un euro.

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