La Casta ha detto sì alle coppie gay Ma solo ai deputati

La Casta ha detto sì alle coppie gay Ma solo ai deputati

Il matrimonio gay? In Parlamento di fatto esiste già. Lo ha stabilito a maggioranza l'ufficio di presidenza della Camera, estendendo l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati anche ai conviventi dello stesso sesso. Hanno votato sì Pd, Pdl e Sel, si sono astenuti il M5S, Fratelli d'Italia e Scelta Civica mentre solo la Lega ha votato contro. Una vittoria del deputato Pd Ivan Scalfarotto, che ottiene quello che nella scorsa legislatura non era riuscito alla allora deputata democratica Anna Paola Concia (Pd), che aveva cercato inutilmente di far modificare il regolamento.
Una decisione apparentemente democratica e illuminata, che apre però scenari insoliti, creando ulteriori discriminazioni. Intanto il riconoscimento dell'assistenza sanitaria ai compagni gay degli «on» allarga ulteriormente la distanza tra la Casta e la gente comune, dimostrando che i privilegi sono più forti dei pregiudizi. E poi creando omosessuali di serie A (i deputati e i loro fortunati compagni) e omosessuali di serie B (quelli che faticano per vedere riconosciuti i loro diritti).
Una contraddizione che non sfugge allo stesso Scalfarotto, che esulta solo a metà: «Abbiamo stabilito un principio di civiltà, un principio che vale per tutte la casse sanitarie aziendali ed abbiamo stabilito che le convivenze omosessuali sono da comparare a quelle eterosessuali. Ora bisogna che il Parlamento capisca che ciò non può valere solo al proprio interno. La mia battaglia non riguarda la mia polizza sanitaria ma puntava a far sì che la Camera riconoscesse questa equiparazione e capisse che è da estendere anche fuori». Né poteva mancare in materia il contributo di Nichi Vendola, il più noto dei politici dichiaratamente omosessuali: «Bene la decisione giunta oggi dalla Camera. Finalmente l'acquisizione di un diritto. Ma non deve essere un privilegio per pochi. È un diritto che spetta a tutti gli italiani», twitta il presidente di Sel, nonché governatore della Puglia.
Un'altra ombra sul provvedimento è quella sottolineata da Alessandro Zan, deputato di Sinistra e libertà ed esponente del movimento gay. «Il voto ha visto però l'astensione del Movimento 5 stelle. Dispiace che chi in campagna elettorale ha parlato di diritti poi non voti a favore, volendo così mantenere un principio discriminante. È questa invece una decisione importante perché sancisce un principio di uguaglianza. Quello stesso principio che va esteso a tutti e per cui ci vogliono urgentemente leggi sulle coppie gay. Questo diritto non può essere solo un privilegio per i parlamentari. Ci sono tantissime coppie gay e lesbiche che attendono diritti».
Ne fa una questione di privilegi più che di riconoscimento dei diritti degli omosessuali il Carroccio, che si è opposto alla parificazione: «Il Parlamento, che non è in grado di decidere per i cittadini si ritaglia un altro spazio di privilegio.

Secondo la Lega Nord, i deputati percepiscono già un'indennità di carica sufficiente e con quei soldi possono farsi qualsiasi assistenza sanitaria senza pesare ulteriormente sul pubblico», spiega Davide Caparini, componente leghista dell'ufficio di presidenza di Montecitorio.

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