La casta umilia Grillo In fumo le promesse sui tagli agli stipendi

In Sicilia rinunciare ai privilegi dell'Assemblea regionale è impossibile. Ma il cronista che lo scrive si becca gli insulti

La casta umilia Grillo In fumo le promesse sui tagli agli stipendi

La fatwa l'hanno lanciata con un video, pubblicato sul blog del guru Beppe Grillo, il 24 dicembre, a mo' di auguri di buon Natale. Ma al di là della smentita che nulla smentisce, e che anzi insulta il giornalista di Repubblica «reo» di avere sollevato il caso, il nodo resta: altro è fare la campagna elettorale all'insegna della lotta alla casta, altro è, entrati a far parte della casta, rinunciare a norma di legge ai privilegi. E così i 15 grillini eletti a fine ottobre all'Assemblea regionale siciliana, almeno per ora, sono stati costretti ad arrendersi al pachiderma burocrazia: rinunciare alla quota di stipendio eccedente i 2mila e 500 euro netti al mese non è possibile. O almeno, non è possibile così facilmente come lasciato intendere nei comizi. La rinuncia tout court non si può fare; impossibile anche restituire genericamente agli uffici, con assegno, la quota eccedente perché sia utilizzata per fini di pubblica utilità. Insomma, la questione è allo studio, l'ipotesi più praticabile sembra, al momento, quella che il gruppo faccia, mese per mese, una donazione a un fondo vincolato destinato alle attività produttive. Ma, nelle more che si decida, i grillini incassano per intero il primo stipendio (per il capogruppo sfiora i 12mila euro netti) con buona pace dei proclami elettorali.

Lo sapevano che l'affare non era semplice, i neo deputati regionali del M5S in Sicilia. I colleghi consiglieri regionali dell'Emilia Romagna li avevano avvisati quando loro li avevano criticati perché non lasciavano a bilancio la quota extra di stipendio. Proprio il capogruppo siciliano dei Cinque stelle, Giancarlo Cancelleri, era stato protagonista di uno scontro a distanza col «ribelle» Giuseppe Favia che diceva che no, a norma di legge, rinunciare a parte dello stipendio non si poteva fare. E invece ora anche i siciliani stanno provando sulla propria pelle cosa significa doversi piegare alla burocrazia. Cancelleri, a proposito del caso Sicilia, dice che si tenterà di risolvere la situazione il mese prossimo. Non l'ha presa invece in maniera sportiva il grillino diventato per caso, o meglio per grazia ricevuta visti gli scontri interni al Pd, vicepresidente dell'Assemblea regionale siciliana, Antonio Venturino. Lui, attore e mimo di professione, quando Repubblica lo ha tirato in ballo facendo notare che, proprio in virtù dell'incarico istituzionale, prendeva di più degli altri, ha pensato bene di girare un piccolo video contro il cronista «reo» di aver dato la notizia e di non aver detto che nove giorni prima lui aveva chiesto di rinunciare all'indennità di funzione: 2mila e 300 euro su 14mila, in pratica una goccia nel mare.

Il video, pubblicato sul blog del guru capo, ha fatto il giro del web. Ed è scoppiata la polemica. Al cronista, Emanuele Lauria, è andata la solidarietà di Ordine dei giornalisti, sindacato e partiti vari.

Insomma, il dato resta.

Sarà anche colpa della burocrazia, ma i grillini predicano bene e razzolano un po' meno bene, una volta in poltrona. Grillo sinora tace.

Probabilmente troppo occupato, ancora ieri, ad attaccare Monti, definito «un fenomeno della autoreferenzialità estrema, un energumeno anticostituzionale, un presuntuoso che non ammette lo sfascio economico di cui è diretto responsabile».

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