Categoria di privilegiati ma anche (un po') capro espiatoriola denuncia

Categoria di privilegiati ma anche (un po') capro espiatoriola denuncia

La telenovela sui custodi di Pompei è di vecchia data, una vertenza «archeologica» verrebbe da dire. E, tanto per rimanere in tema, antiche sono anche le critiche rivolte a questi lavoratori da cui dipende l'apertura o la chiusura di uno dei siti storico-artistici tra i più suggestivi al mondo. Categoria che assomiglia a una casta? O un facile capro espiatorio per tutta una serie di anomalie politiche e gestionali i cui responsabili vanno cercati a un livello ben più alto? Probabilmente c'è del vero in entrambe le cose. I custodi, da sempre ipersindacalizzati, sui loro piccoli e grandi privilegi ci hanno marciato alla grande. Così come le massime istituzioni (dalla Soprintendenza al Ministero del Belle arti) hanno spesso avuto gioco facile nello «scaricare» sui custodi l'effetto mediatico di una diffusa inadeguatezza. Ma quanto guadagna un custode che ha il potere di decidere le sorti di un sito archeologico come quello di Pompei? Vaglielo a spiegare, ai turisti in attesa sotto al sole davanti ai cancelli chiusi, che le chiavi del sito archeologico più importante del mondo ce l'hanno in tasca i custodi.
Fatto sta che se i 168 addetti alla vigilanza incrociano le braccia, Pompei diventa off limits per tutti. Lo stipendio base di un addetto alla vigilanza, le cui mansioni sono quelle di sorvegliare le domus dell'antica città romana, è di 1.200 euro netti al mese. A questa cifra si devono aggiungere le voci straordinario e compensi per i progetti speciali e per conto terzi. Le ore lavorative effettuate dai custodi, spalmate su 5 giorni e divise in tre turni (mattina, pomeriggio e notte), sono 24. Dopo ogni turno di notte, il custode beneficia di 48 ore di stop catalogati come: smontante, dalla notte, e riposo. Il sabato e la domenica, poi, i custodi lavorano a seconda delle turnazioni. Quanto ai compiti sono così ripartiti: 54 assistenti addetti a vigilanza, sicurezza e accoglienza; 60 gli operatori destinati alla vigilanza e accoglienza; 36 quelli al servizio di sorveglianza e vigilanza con funzioni di uffici; 1 assistente amministrativo; 1 assistente tecnico scientifico; 1 operatore tecnico specializzato; 1 addetto amministrativo; ben 14 gli assistenti e operatori alla vigilanza addetti alla «sala regia» (quella che sovrintende ai monitor di sorveglianza e altre misure di sicurezza».
A protestare per certi favoritismi e opportunismi sindacali sono anche alcuni degli stessi custodi: «Tra noi non manca una certa logica parassitaria, ma ci sono tanti altri colleghi (e sono la maggioranza) che lavorano scrupolosamente». C'è chi ricorda come, in passato, la manutenzione del sito rispondeva a criteri qualitativi di ben altro livello: «Gli affreschi venivano protetti con sostanze speciali che venivano applicate da mani esperte, c'era tutto un indotto che operava fattivamente attorno agli scavi. Oggi non si vede più nulla di tutto ciò. Per pulire un giardino o per cambiare un paletto bisogna indire una gara d'appalto...». Forse sono le conseguenze nefaste tante gestioni «allegre» del passato. Ora il rilancio sembra passare anche la nuova, e prestigiosa, rinascita del Teatro Grande di Pompei e dai futuri investimenti che saranno garantiti dal «Grande Progetto Pompei». «Grande» Teatro, «Grande» Progetto: a Pompei è tutto «grande». E «grande» è anche il giro (e il potenziale spreco) di danaro pubblico.

Anche per questo a vegliare sui conti è stato posto a Pompei una task force di «saggi», coordinata da un generale dei carabinieri. Per prima cosa è stata ristrutturata, all'interno del parco archeologico, la sede della task force»: costo complessivo, 240 milioni. Soldi sicuramente spesi bene. Sicuramente?

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