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La cautela di Berlusconi: c’è un passo avanti, rifletterò

Il Cav ragionerà sull’ipotesi della grazia. Il prossimo passo: non dare alibi agli avversari e andare a vedere tutte le carte

La cautela di Berlusconi: c’è un passo avanti, rifletterò

«Gianni mi ha garanti­to che l’apertura di Napolitano sarà se­ria, impegnativa e non di circo­stanza». È primo pomeriggio e già da qualche ora la politica tutta attende come sospesa l’annunciata dichiarazione del presidente della Repubbli­ca. La trattativa, ormai, è agli sgoccioli. Con Gianni Letta che da giorni fa da pontiere tra Castelporziano e Arcore, non solo telefonicamente ma an­che fisicamente. È lui - come già accaduto tante altre volte in passato- a gestire la complessa mediazione che poco prima delle otto di sera si materializ­za nella lunga nota di Giorgio Napolitano. Un testo concor­dato e che Silvio Berlusconi ha già letto in diverse stesure, fino a quella definitiva. Di qui la bat­tuta con cui dopo pranzo il Ca­valiere risponde al suo interlo­cutore: «L’apertura di Napoli­tano sarà seria, impegnativa e non di circostanza».

Certo, questo non significa che il Cavaliere abbia messo da parte dubbi e perplessità. Anzi, magari per scaramanzia, l’ex premier in privato continua a dirsi scettico sul fatto che il Col­le possa davvero garantire una soluzione. Soprattutto, si fa no­tare, il percorso politico e pure quello giudiziario hanno tempi certi mentre quello indicato dal capo dello Stato non ha né date né scadenze. Però- è il sen­so dei ragionamenti di Berlu­sconi- di alibi non ne voglio da­re a nessuno e dunque è bene andare a vedere tutte le carte. Ecco perché alla fine dà retta a Gianni Letta che insiste da gior­ni sulla necessità di trovare «una soluzione condivisa». In effetti la nota di Napolitano è piuttosto aperturista. Come ri­conosce anche Berlusconi con i suoi, infatti, il Colle mette nero su bianco il problema della co­siddetta «agibilità politica» del «leader incontrastato di una for­mazione politica di innegabile importanza». Una leadership che la nota del Quirinale non mette in discussione. Anzi, Na­politano arriva a definire «legit­time » le «riserve e i dissensi ri­spetto alle conclusioni cui è giunta la corte di Cassazione» definendo «comprensibili» i «turbamenti» e le «preoccupa­zioni » emersi nel Pdl. Una pre­sa di posizione pesante visto che arriva non solo dal capo del­lo Stato ma pure dal presidente del Csm.

Un Berlusconi, dunque, «mo­deratamente soddisfatto». Per­ché in effetti la dichiarazione di Napolitano tiene sostanzial­mente fede a quello che è l’ac­cordo siglato in queste ore. Non solo riconosce che va ga­rantita al Cavaliere la cosiddet­ta «agibilità politica» prenden­do atto della eccezionalità del­la situazione, ma apre all’ipote­si della grazia. Il punto, e pare di questo si sia discusso molto, è come e soprattutto da chi deve essere formulata la domanda che potrebbe arrivare non ne­cessariamente dal diretto inte­ressato o dai familiari più stret­ti. Ed è un’opzione che allo sta­to Berlusconi non esclude e sta valutando.

Un Cavaliere che comunque continua a tenere alta la guar­dia, consapevole che la soluzio­ne prospettata dal Colle non so­lo potrebbe non andare a buon fine ma potrebbe anche essere insufficiente. Perché anche nel caso di grazia resta il problema della decadenza da senatore, con tutto ciò che può comporta­re non avere più lo scudo del­l’immunità. «Anche l’ultima procura di periferia ti saltereb­be addosso», gli fanno notare i falchi. Senza considerare gli al­tri processi in ballo, a partire dal secondo grado di Ruby.

In­somma, di problemi ne reste­rebbero comunque molti.

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