Il Cav avverte: "Solo il Pd può far cadere il governo"

Berlusconi ormai è convinto che gli attacchi al Pdl servano soltanto per nascondere i guai in seno al Partito Democratico

Il Cav avverte: "Solo il Pd può far cadere il governo"

«E quindi sarei io quello che vuole far cadere il governo...». Silvio Berlusconi non se la ride solo perché trova la questione per molti versi «fastidiosa» e comunque «delicata», ma il fatto che sarebbe lui quello che di qui a breve potrebbe far saltare il tavolo e mandare a casa Enrico Letta lo reputa qualcosa di piuttosto ridicolo. Non solo perché l'ex premier al momento non ci pensa affatto, ma soprattutto perché è nel Pd che ormai da settimane si muovono sottotraccia i sabotatori delle larghe intese.
Eppure, questo racconta la cosiddetta «iconografia ufficiale», sarebbe il Cavaliere il primo teorico dello staccare la spina, tanto che dal Pd non perdono occasione per rinfacciarglielo. Ieri, in un comizio ad Avellino, persino il segretario Guglielmo Epifani ha invitato Berlusconi a smetterla di «mettere mine e fare attentati pensando di mettere il governo in fibrillazione con la questione giudiziaria». Che, certo, pesa sulla tenuta dell'esecutivo, perché è chiaro che il destino processuale del leader del centrodestra difficilmente può essere del tutto scisso da un governo sostenuto anche dal Pdl. Nonostante l'ex premier insista nel dire che terrà «separati» i due piani (politico e processuale) è dunque possibile che ripercussioni ce ne siano.

Detto questo, la convinzione che si sono fatti tra Arcore e Palazzo Grazioli è che il Pd punti il dito contro il Cavaliere per «nascondere la polvere sotto il tappeto». I democrat - spiega un ex ministro vicino al Cavaliere - stanno implodendo tra una base sempre più infuriata per il governo con il Pdl, Beppe Grillo che punta al loro bacino elettorale e il congresso in programma ad ottobre. E a tutto questo si aggiunge anche Matteo Renzi che con la scusa della presentazione del suo libro si è messo in campagna elettorale permanente ed ha iniziato a girare l'Italia per le presentazioni.

Se qualcuno minaccia la stabilità del governo, è dunque il senso dei ragionamenti che si fanno nel Pdl, non è certo Berlusconi ma un Pd sempre più instabile. Anzi, tanto è low profile l'approccio del Cavaliere in queste settimane che perfino un falco come Renato Brunetta assicura ai microfoni di SkyTg24 che la riforma della giustizia non è in programma e non si può fare adesso «perché sul punto Pd e Pdl sono in disaccordo». Parole che tutto sono fuorché una dichiarazione di guerra.

Il tutto mentre è Epifani ad attaccare frontalmente Berlusconi, reo di «mettere mine e fare attentati» al governo. Un'uscita che provoca la reazione dei big del Pdl perché, attacca Renato Schifani, il segretario del Pd è «un esperto di simulazioni di fallo» e «si butta a terra senza che nessuno l'abbia notato». Pure Sandro Bondi parla di «critiche pretestuose», mentre Anna Maria Bernini invita Epifani ad «abbandonare la deriva verbalmente propagandistica» e «impegnarsi affinché il governo realizzi i provvedimenti di cui hanno bisogno gli italiani». Che Epifani cerchi di «entrare in sintonia con la base più estrema del Pd è un'operazione comprensibile ma rischiosa», aggiunge Mariastella Gelmini.
Il Cavaliere, invece, almeno pubblicamente preferisce la via del silenzio. Ieri, infatti, si è limitato ad un audiomessaggio a sostegno della candidatura di Gianni Alemanno a sindaco di Roma. «Ricordati - dice l'ex premier rivolgendosi agli elettori del centrodestra - che solo con Gianni sarà garantito l'azzeramento dell'Imu sulla prima casa e sui fabbricati produttivi. E finiranno anche i metodi illiberali di Equitalia».

Eppoi, aggiunge, Roma «non può permettersi di avere in Campidoglio un non romano, un improvvisatore incompetente». L'appuntamento, conclude il leader del Pdl, è per venerdì, quando con una manifestazione al Colosseo Berlusconi e Alemanno chiuderanno la campagna elettorale.

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