«Non solo ha un programma ambizioso, ma si troverà anche a dover avere a che fare con un governo di traditori. Per Renzi sarà questa la vera sfida da vincere». Resta alla finestra Silvio Berlusconi e osserva le mosse del premier incaricato manifestando qualche dubbio non solo sul lungo elenco di riforme che il sindaco di Firenze dice di voler realizzare nei prossimi mesi ma pure sulla composizione della futura squadra di governo. Lo fa in privato, certo. Perché l'ex premier non ha intenzione di mettersi in contrapposizione con il segretario del Pd. Non solo perché la stima che nutre nei suoi confronti è sincera, ma anche perché queste sono ore delicate per la composizione della squadra di governo ed è ovvio che il Cavaliere gradirebbe non avere ministri per così dire «ostili» in quelli che considera ministeri chiave come può essere quello della Giustizia.
Detto questo, qualche perplessità c'è. E quella che confidava qualche giorno fa a un parlamentare che ha avuto occasione d'incontrarlo è proprio sulla composizione dell'esecutivo. Un «governo di traditori», si è lasciato scappare. Quelli che ci sono nel Pd e quelli che ci sono nel Ncd. Già, perché il Cavaliere non si riferisce solo ad Alfano o agli altri ministri del Nuovo centrodestra che da un giorno all'altro hanno deciso di rompere con Forza Italia in nome, hanno detto, del superiore interesse del Paese ma pure a chi nel Partito democratico ha avuto un approccio alla politica piuttosto audace. L'ex premier ce l'ha per esempio con Franceschini, uno che è stato il braccio operativo del segretario del Pd Veltroni, del suo successore Bersani e che ora potrebbe avere un ruolo chiave anche nella segreteria Renzi mentre nel frattempo è stato ministro con Letta.
Dubbi a parte, Berlusconi che oggi dovrebbe rientrare a Roma e guidare la delegazione di Forza Italia anche nelle consultazioni che il premier incaricato terrà alla Camera - continua a voler dar credito al sindaco di Firenze, soprattutto in chiave riforme. Anche se Forza Italia non voterà la fiducia al nuovo esecutivo, insomma, la speranza è che il treno delle riforme prosegua il suo cammino e il fatto che Renzi le abbia messe al primo punto del suo programma per i prossimi quattro mesi secondo l'ex premier è un segnale positivo da non sottovalutare. Lo dice non a caso Toti che, intervistato al Tg4, non lesina critiche a un governo che «nasce con il peccato originale di essere stato concepito da 136 persone nella direzione Pd». Forza Italia, aggiunge però il consigliere politico del Cavaliere, «rispetterà l'impegno sulle riforme e farà un'opposizione responsabile». Insomma, «guarderemo con attenzione e rispetto» a quello che Renzi «riuscirà a fare» ma «lo guarderemo dai banchi dell'opposizione».
Unico segnale negativo quello arrivato dalla Sardegna dove Cappellacci, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, è stato sconfitto.
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